Film del 1955 diretto da Henri-Georges Clouzot, tratto dal romanzo omonimo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, gli stessi autori da cui Alfred Hitchcock attinge per La donna che visse due volte.
Trama: La direttrice di un collegio è tiranneggiata da un marito fedifrago. Nicole, amante dell’uomo, la convince che l’unico modo per liberare entrambe dalla violenza di questi, è ucciderlo. Le due donne elaborano un piano quasi perfetto ma, dopo aver compiuto il delitto, strani fatti accadono nel collegio: il cadavere scompare e misteriose apparizioni fanno precipitare le due donne in un vortice di terrore.
Perché vederlo: I diabolici è un thriller diabolico, il più seminale dei film di Clouzot, tanto da essere stato saccheggiato da molti registi durante i sessant’anni dalla sua uscita.
La pellicola cattura l’attenzione fin dalle prime sequenze, la meschina provincia francese fa da incubatrice alla tensione che viene costruita attraverso elementi casuali che ostacolano e distraggono le due protagoniste, in un continuo crescendo che porta allo scioccante colpo di scena finale.
Clouzot segue con ossessione la preparazione dell’omicidio, ma piuttosto che concentrarsi sull’intreccio, sceglie di analizzare i diversi punti di vista delle due assassine, soffermandosi sulla loro contorta psicologia. Le donne sono opposte e complementari, Nicole è cinica e risoluta eppure incapace di commettere l’omicidio, Christina è invece più fragile ma anche l’unica in grado di compiere il delitto. La loro è un’amicizia ambigua, quasi impossibile dato il loro ruolo di moglie e amante, ma credibile perché tenuta insieme dall’odio che le due donne provano per Michel. Nicole e Christina sono spesso inserite nella stessa inquadratura a dimostrazione che altro non sono che due facce della stessa medaglia.
Compiuto il delitto, I diabolici sveste i panni del thriller e si trasforma in horror, la scomparsa del cadavere lascia presumere una pista sovrannaturale che carica la storia di una più soffocante angoscia.
Armand Thirard usa un contrasto tra luce e ombra netto che disegna i sentimenti dei personaggi, mentre il silenzio assoluto in cui è immersa la pellicola enfatizza l’atmosfera sinistra.
In I diabolici quasi nessuno è innocente, nemmeno i personaggi di contorno e i bambini del collegio, soltanto il vecchio commissario in pensione è un carattere positivo. Entra in scena coperto da un impermeabile liso, masticando un sigaro e facendo domane apparentemente vaghe per poi scomparire, quasi si trattasse di un essere irreale.
Clouzot dirige quest’opera in maniera semplice e immediata, con pochi elementi riesce a rendere la doppiezza e l’ambiguità che impregna la pellicola. Ne nasce un film impeccabile, ritratto veritiero e disincantato dell’agire umano, profondamente cinico, sporco e crudele.
Curiosità: Non siate DIABOLICI! Non distruggete l'interesse che i vostri amici potrebbero nutrire per questo film. Non raccontate loro quello che avete visto. Grazie per loro. Questo è il messaggio indirizzato allo spettatore che chiude la pellicola.
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