Il cinema dell’orrore rappresenta un unicum tra i generi cinematografici, in virtù della sua capacità rigenerativa e autoreferenziale che si traduce in una serializzazione del prodotto proposto al pubblico, fidelizzando quest’ultimo e immergendolo in un terrore senza fine. Come quello che si respira in Insidious 3: L’inizio, prequel della saga horror ideata da James Wan e Leigh Whannell, sbarcato in Home Video, distribuito dalla Universal Pictures Italia, in formato DVD e Blu-ray ad alta definizione, con numerosi contenuti speciali che soddisferanno le curiosità dei fan di questa fortunata saga horror.
Quando nel 2010 uscì Insidious, sia i critici sia il pubblico lodarono la pellicola, capace di generare un orrore non convenzionale, raccontando una drammatica disgregazione famigliare causata da una intensa connessione tra il nostro mondo e quello dei morti, l’altrove, una sorta di limbo dove resta intrappolato il figlio di una giovane coppia. Un contrasto efficace tra bene e male che fu rinvigorito un lustro dopo, con un secondo agghiacciante capitolo, necessario dopo il finale aperto con il quale terminava la precedente pellicola. Nel 2015 è arrivato l’atteso terzo episodio che chiude il cerchio, svelando nuovi particolari e focalizzandosi, soprattutto, sul passato della medium Elise, straordinaria protagonista della trilogia. Diretto dallo stesso Leigh Whannell, già protagonista come attore e sceneggiatore nei precedenti capitoli, Insidious 3: L’inizio è l’ideale conclusione di una saga che ha spaventato il pubblico, garantendo delle innovazioni a quel genere horror spesso bistrattato e, allo stesso tempo, mantenendo le tradizioni, giocando con alcuni stilemi classici del cinema dell’orrore e omaggiando dei classici come Shining e Psycho.
Per celebrare l’uscita in Home Video di Insidious 3 –L’inizio, andiamo alla scoperta delle migliori saghe horror mai realizzate che, tra prequel, sequel e reboot, continuano a tenerci svegli alimentando i nostri incubi. A volte rimanere svegli può rivelarsi una buona idea, soprattutto se sulle nostre tracce c’è Freddy Krueger, che ci strappa dalle braccia di Morfeo per agguantarci con le sue lame affilate, appendici di un guanto che utilizza per dilaniare le sue vittime. Freddy è il protagonista di Nightmare – Dal profondo della notte, film realizzato nel 1984 da Wes Craven, ambientato, soprattutto, in una dimensione onirica dove lo stesso Krueger uccide barbaramente le sue vittime, in particolare ragazzi, creando un legame con la realtà. Chi muore nel sonno, infatti, non può risvegliarsi, in un’enfatizzazione del concetto di “incubo”. Nel corso dei nove film, includendo anche il remake di Samuel Bayer del 2010, Freddy ha spaventato, dileggiato e ucciso, in una reincarnazione del mito dell’uomo nero sul grande schermo.
Nonostante sia dotato di una forza sovrumana, anche lui dovrà fronteggiare un temibile nemico nel film Freddy vs Jason, dove si celebra l’incontro tra due dei personaggi più amati del cinema horror.
Jason è, infatti, il protagonista della saga di Venerdì 13, nata nel 1980 da un’idea di Sean S. Cunningham. Dodici film, compreso il reboot realizzato nel 2009 da Marcus Nispel, per raccontare le gesta di un maniaco omicida con indosso una maschera da hockey. Efferato e crudele, Jason colpisce soprattutto gruppi di giovani in una sorta di macabra e indiscriminata rivalsa per gli eventi che lo videro come vittima da bambino, quando fu gettato, pur non sapendo nuotare, in un lago, condannato, di fatto, a morte certa. Sopravvissuto, ha dedicato la sua vita alla vendetta, a discapito del realismo cinematografico che nel corso dei vari episodi è andato a scemare, contaminato da numerosi elementi fantastici.
Venerdì 13 è considerato uno slasher movie, sottogenere del cinema dell’orrore che segue una trama semplice ma ben definita, con il protagonista che uccide in maniera sistematica e cruenta, utilizzando armi da taglio. Un filone nato con Reazione a catena, pellicola italiana diretta da Mario Bava nel 1971 e reso celebre da John Carpenter con il suo Halloween – La notte delle streghe. Ambientato durante la notte di Ognissanti nella cittadina di Haddonsfield, Illinois, racconta le gesta di Michael Myers, un maniaco omicida che indossa una maschera con le fattezze del capitano Kirk, personaggio di Star Trek, come omaggio alla serie televisiva e cinematografica e, soprattutto, come testimonianza dei pochi mezzi economici a disposizione della produzione. Appare in otto film e nel dittico di Rob Zombie, che riavviò la saga nel 2007 con Halloween – The Beginning, dove fu approfondito soprattutto il passato traumatico di Myers, vittima di violenze domestiche e con un’insana e crudele passione per la tortura, già maturata in giovane età e perpetrata verso innocenti animali.
I villain protagonisti di Nightmare, Halloween e Venerdì 13 sembrano avere delle caratteristiche comuni, e uccidono seguendo schemi consolidati e ripetitivi, colpendo soprattutto giovani vittime, agendo come giudici ingaggiati dalla stessa società americana, inorridita dall’improvvisa ondata libertina che colpì i ragazzi statunitensi, soprattutto negli anni settanta e ottanta.
In questo periodo vide la luce anche Hellraiser, saga con nove episodi all’attivo nata dalla penna di Clive Barker, che si cimentò, come cineasta per adattare sul grande schermo il suo racconto The Hellbound Heart. Protagonisti della pellicola sono i cenobiti, demoni un tempo umani, che vivono in un’altra dimensione alla quale si accede attraverso un misterioso cubo che, una volta risolto, crea una connessione con un mondo oscuro, dove uomini amanti del dolore consumano la loro esistenza. Il più celebre cenobita è Pinhead, un demone dal volto bianco e la testa interamente infilzata da sporgenti chiodi, amante delle torture, come quelle che infligge ai malcapitati di turno destinati al dolore eterno. Ancora una volta, possiamo parlare di un horror individualista, dove è un solo antagonista a emergere strizzando l’occhio allo spettatore spaventato, ma allo stesso tempo irresistibilmente attratto, dal lato più oscuro e pauroso del cinema.
In epoche recenti, invece, abbiamo assistito al proliferare di storie collettive, in particolare zombie movie eredi della pellicola La notte dei morti viventi di Romero, poi autore anche del seguito L’alba dei morti viventi (da noi uscito con il titolo Zombi) e del terzo capitolo Il giorno dei morti viventi, come Resident Evil, saga horror ispirata all’omonima serie di videogiochi prodotta dalla Capcom e ambientata in un’immaginaria Raccoon City. Qui ha sede la Umbrella, una importante azienda farmaceutica impegnata in esperimenti segreti e illegali e responsabile dello sviluppo di un potente virus che rende gli esseri umani simili a zombie, provocando una epidemia su scala mondiale. Responsabilità umane sono anche alla base dell’epidemia raccontata dai due registi spagnoli Jaume Balagueró e Paco Plaza in REC, mockumentary del 2007 interamente ambientato all’interno di un claustrofobico edificio di Barcellona. Il successo, inaspettato, fu alla base dello sviluppo di una saga, con un secondo capitolo collocato temporalmente dopo gli eventi del primo film, un prequel e un capitolo conclusivo con il virus ormai fuori controllo, sfuggito alla quarantena del governo spagnolo e pronto a evadere dai confini iberici per scatenare un’apocalisse.
Negli ultimi anni, infine, abbiamo assistito alla nascita di un nuovo sottogenere del cinema horror, ribattezzato torture porn, perché come in una pellicola erotica sdogana completamente l’orrore, mostrato senza censure, come nella saga di Saw – L’enigmista, arrivata al settimo capitolo. Nata da un’idea di James Wan e Leigh Whannell, autori in seguito di Insidious, Saw racconta le gesta di un sadico serial killer capace di costruire trappole mortali dove intrappolare vittime che in passato hanno dimostrato disprezzo per la loro stessa esistenza e che dovranno superare delle prove terrificanti per dimostrare allo stesso enigmista quanto vogliano rimanere aggrappati alla vita. Un ribaltamento, in chiave horror, del concetto di libero arbitrio, con lo stesso Saw che si pone come giudice onnipotente, impartendo in maniera brutale lezioni di “vita”, convincendoci della necessità delle sue azioni e colpendo solo presunti colpevoli.
Un canovaccio ribaltato da Hostel, film horror diretto da Eli Roth nel 2005, dove le vittime sono degli innocenti, torturati per hobby da un’associazione segreta di miliardari che paga per garantirsi il diritto di poter torturare e uccidere un essere umano. Nel 2007 uscì il secondo capitolo e nel 2011 la terza e ultima parte della trilogia che dimostra come anche gli esseri umani possano trasformarsi in novelli Jason Voorhees o Michael Myers.
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