Al piano di sotto i riflessi luminosi del tubo catodico sono l’unica luce che illumina la scena, conferendo al sangue un colore bluastro e metallico.
Quando Milena torna a casa, lasciando il suo ragazzo imbronciato e insoddisfatto sul sedile della macchina, l’aria all’interno è pregna dell’odore di sangue già in decomposizione, come ferro con un fondo dolciastro. La ragazza lo avverte immediatamente, e nel breve lasso di tempo che la porta d’ingresso impiega a chiudersi il suo cervello assimila e comprende quel che è successo. Lo spettro la guarda rannicchiato sulle scale, e in lei qualcosa cede definitivamente. Non pensa per un solo attimo alla fuga o a nascondersi in qualche stanza, i suoi occhi sembrano offuscati da un velo composto non solo da lacrime, ma anche da disperazione e rassegnazione in parti eguali.
Lentamente, con movimenti da sonnambula, singhiozzando e sospirando, avanza andando incontro alla fine, a quel folle grumo di lame, sangue e paura. Quando gli giunge vicino guida lei stessa i colpi del demone, affondando i coltelli vicino al cuore con un sospiro che non possiamo dire se di sollievo o di dolore.
Fuori il buio.
In casa il rumore delle zanne e degli artigli viene coperto dal frastuono del televisore.
Poi il nulla.
4 commenti
Aggiungi un commentoUn racconto con un incipit notevole ed una conclusione forse non all'altezza di queste premesse.
Me lo dicono in molti e io non sono così vanesio e scemo da non accorgermene... Ma che potevo fare?
I racconti, almeno per me che non inseguo certe pirlate di pubblicazione a ogni costo, sono frutto del momento e delle emozioni che circolano in quei minuti, in quelle ore. Fingerne altre sarebbe stato ancora più complicato, artificioso e deludente...
Io aggiungo una cosa: racconto terribilmente vecchio, datato, sono passati troppi anni e comincio a sentirli, non riuscirei più a scrivere così, a trattare i personaggi come funzioni e burattini, a cercare la frase (senza poi trovarla, ovvio), a scrivere con mania d'effetto e di protagonismo.
Spero che i prossimi miei che circoleranno ora ho pù tempo, giocoforza uscirà roba nuova) siano distanti da questo. Più umili, più "storie e basta"...
Ma è servito anche il codamarine, eccome se è servito...
Grazie per avermi letto.
Hai ragione, perfettamente ragione.
scrivere racconti è un pò come tirar su dei figli:
educarli quando si è senza esperienza è più difficile, con i successivi si riesce meglio perchè si ha più pratica, ma anche quelli venuti su meno bene hanno qualcosa di nostro dentro che noi riconosciamo.
Io però mi preoccuperei con un figlio così in giro per casa.
Guarda Elvezio a me Coda Marine è piaciuto(l'ho letto di recente nella tua antologia per Il Foglio), l'ho anche trovato originale per quanto riguarda la trama. Certo lo stile è immaturo, ma forse se lo riscrivi, puoi farne una versione migliore. Io a volte ritorno sugli stessi racconti anche dopo anni, perché magari qualcosa da salvere da riprendere c'è sempre. Cmq l'intera antologia Il Dio nell'alcova mi è piaciuta molto, fatte salve alcune perplessità sullo stile. Compagno di giochi è il migliore(forse nel finale avresti dovuto andarci giù meno pesante: il bambino fantasma che spezza la schiena della bambina è eccessivo, fa a pugni con l'atmosfera sognante-inquietante - resa molto bene - dell'intero racconto). Poi Eclisse totale di cuore è una disturbante e originale interpretazione della tematica del fantasma. A caccia è divertente. Ombre nella pioggia un divertissement lovecraftiano niente male, sicuramente non inferiore ad altri omaggi ad HPL di scrittori più blasonati. Scavando nel fuoco mi ha intrippato con la sua "ingenuità" da EC comics molto fifty. Auguri per le tue prossime creazioni.
Hasta huego
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