Il secondo comandamento fu: riduci i tuoi bisogni.
Bisogni, anche in senso letterale. Antonio poteva andare in bagno solo due o tre volte al giorno, perché per raggiungere la latrina era indispensabile scendere le scale. E per scendere le scale bisognava muoversi, fare affidamento su gambe e articolazioni e percorrere quei cinquanta gradini che scivolavano verso il buio e lo separavano dalla sua dignità.
Pisciarsi sotto non era un'opzione contemplata.
Da quando erano lì non aveva mai smesso di piovere. Quella del faro era l'unica luce che impediva all'isola di cadere nell'ombra.
Il Babbo, una volta, gli aveva parlato del diluvio di Dio e degli animali che erano saliti in coppia sull'arca per preservare le specie.
«Così, se uno fosse annegato, ci sarebbe sempre stato l'altro» disse.
Dio doveva aver fatto un errore di valutazione a lasciare soli al mondo lui e il Babbo e a portare via la Mamma. Un vecchio e uno storpio.
Maniglie, tavolini, ante degli armadi. Sedie, porte, vecchie credenze. Gradini, ringhiere, vasi di coccio.
I suoi nemici si chiamavano spigoli.
Sarebbe bastato un piccolo urto per rompergli un osso. Per sbriciolarlo.
Antonio viveva dentro le sue imbottiture di lana come una pupa dentro il bozzolo. Solo che non si sarebbe mai trasformato in nulla, tanto meno in farfalla.
Quando ancora abitavano al paese, Don Salvatore gli aveva detto:
«Il dolore ti insegnerà tanto, devi pregare.»
Aveva pregato, ma in realtà non gli aveva insegnato molto: c'erano solo giorni buoni e giorni meno buoni. Il dolore insegna il dolore, punto e basta. A volte non riusciva a pensare ad altro e tutto il resto scompariva dietro quel velo appiccicoso che ti appanna la vista quando è tardi e hai gli occhi stanchi.
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