Fiat lux.
Così diceva a volte Don Salvatore a catechismo, quando leggeva la Genesi.
Antonio si risvegliò quando il sole era già alto, disteso sul fondo di un barcone. Sentiva odore di bruciato, di salsedine e di pesce, ma non c'era più nessuna traccia della tempesta che aveva sconvolto la notte appena passata.
Provò ad alzare la testa per guardarsi intorno, per capire dove si trovasse. Per cercare il Babbo.
«C'è stato un incendio», disse un uomo accanto a lui, «se non avessimo visto il fuoco saremmo andati a sbattere contro gli scogli.»
Antonio provò a muovere la gamba, ma era immobilizzata da una stecca.
«Lo so. Dov'è mio padre?»
«Sei stato fortunato, ragazzino. Tuo padre ti ha portato in salvo ma non ce l'ha fatta, il fumo gli dev'essere entrato nei polmoni.»
Mentre la barca si allontanava dalla riva, alle loro spalle, il faro era ancora un enorme mucchio di pietre fumanti.
Era stata luce, come nella Genesi. Ma un'altra Genesi imperfetta, come quella delle sue ossa.
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