L'isola era un mondo vuoto e il faro era il suo unico Dio. Lo chiamavano Mangiabarche.
Quando calava la notte, la sua voce di pece risaliva dalla cantina come un vento spettrale. Antonio la sentiva arrampicarsi piano sulla scala a chiocciola, salire sempre più in alto mentre raccoglieva gli odori della latrina e delle cucine. Crescendo, attraversava ogni anfratto della vecchia costruzione impestandola con il suo alito di cavolo cotto e combustibile.
Gli diceva: «Storpio, sei uno storpio».
Percorrendo le sale, infilandosi sotto le porte chiuse, riempiva il buio con la sua presenza.
«Morirai nel tuo letto».
Il bambino si copriva la testa con la coperta, ma la voce continuava a parlargli fino a quando non si faceva l'alba. Quando l'alito si ritirava nelle cantine con lo schiarirsi del cielo e il sangue ricominciava a scorrergli nelle vene, finalmente si addormentava. Non era che un mucchietto di ossa fragili.
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