Film horror fantascientifico del 1951 diretto da Christian Nybye e Howard Hawks, quest’ultimo pur avendo curato diverse scene non compare accreditato. La pellicola prende spunto dall’omonimo racconto di John W. Campbell riadattato per il cinema anche da John Carpenter nel 1982.

Trama: Il capitano Hendry, lo scienziato Carrington e il giornalista Ned Scott arrivano al Polo Nord per portare a termine una missione. Un gigantesco e misterioso ordigno, simile ad un disco volante, si è abbattuto sulla banchisa polare. Al suo interno viene ritrovato un essere mostruoso intrappolato tra i ghiacci.

Perché vederlo: Prima pellicola fantascientifica “adulta” che riabilita il genere non più considerato di serie B. L’ambientazione è originale per l’epoca, la minaccia aliena non è più interessata a colpire le grandi metropoli ma decide di approdare in uno dei luoghi più lontani dalla società civilizzata: l’Artide.

Il Polo Nord si trasforma quindi in un moderno Vallo di Adriano, ultimo baluardo a difesa dell’umanità contro la barbarie, in questo caso raffigurato dalla Cosa. L’alieno altro non è che una pianta carnivora, ben più temibile di una dionaea muscipula. Dalle sembianze umanoidi questo trae nutrimento dal sangue umano ed è atterrato sulla Terra al solo scopo di colonizzarla. La paura non è però solamente figlia dello sfortunato incontro tra l’uomo e la Cosa, diversi per metabolismo e impulsi. La paura più grande deriva dallo scontro fra due tipologie di uomini, che si approcciano in modo diametralmente opposto al nuovo. La conoscenza porta in sé l’insidia che non tutti sono disposti a correre.

Quindi mentre gli scienziati, spinti da un’ottusa curiosità, sono pronti a rischiare mettendo così in pericolo la sopravvivenza umana, l’esercito ha il compito di sradicare il male e salvare tutti.

È in questo modo che Nybye legge lo scritto di Campbell, mosso forse dalla recente vittoria degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale o più probabilmente a causa della guerra fredda in corso. La minaccia aliena è identificata con quella russa, verso la quale non c’è spazio per il dialogo, è anzi il mostro da combattere per aver salva la vita.

Il film mantiene quindi poco del racconto di Campbell, snaturando la Cosa per adattare il testo non solo al messaggio politico ma anche alla struttura del cinema di quel periodo. E a dare forza alla pellicola – che pure è capace di grande suggestione ottica – è proprio la sceneggiatura più che il montaggio o la regia. La recitazione un po’ statica non intacca il buon ritmo del film dettato dai fitti dialoghi, spesso interrotti da qualcosa che accade fuori campo. La Cosa, come nelle migliori delle tradizioni, si vede poco. È  la consapevolezza della sua celata presenza a terrorizzare lo spettatore.

Curiosità: Prodotto con un budget risibile, La cosa da un altro mondo è stato girato quasi interamente in studio. La Cosa, nella sua terribile forma, omaggia il mostro di Frankenstein.