Trama: Rimasta sola dopo che l’ultimo dei suoi familiari è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia, l’unica sopravvissuta di un clan di selvatici che hanno vagato per anni sulla costa nord occidentale degli Stati Uniti viene catturata dall’avvocato di campagna Christopher Cleek, che la imprigiona nella sua abitazione.
Perché vederlo: È lo Sean Bridges che, in fatto di horror, prese parte a Grano rosso sangue II: Sacrificio finale (1992) a concedere anima e corpo a questo funzionario di tribunale dal precario equilibrio psicologico sotto la regia di Lucky McKee, autore di May (2002) e de Il mistero del bosco (2006).
Il Lucky McKee che, incluso anche tra i Masters of horror della omonima serie tv, co-sceneggia qui insieme al guru dell’horror su carta Jack Ketchum (The girl next door tra i suoi romanzi), privilegiando una lenta costruzione atta a delineare in maniera efficace una originale vicenda caratterizzata da un forte retrogusto d’impegno sociale.
Perché, se da un lato è facile avvertire il chiaro intento di attaccare il feroce maschilismo e la violenza nei confronti del gentil sesso, dall’altro, nonostante il look sporco e malandato della prigioniera, è impossibile non individuare la vera selvaggia nella apparentemente civile e borghese famiglia del protagonista.
Soprattutto per quanto riguarda la fetta rappresentata dagli uomini padroni e comandanti; man mano che torture con tenaglia e nefandezze assortite provvedono a generare disturbo rimanendo fuori campo... ma lasciando spazio a splatter e cannibalismo nella fase conclusiva della oltre ora e quaranta di visione.
Curiosità: Mai uscito nelle sale cinematografiche italiane, il film ha avuto soltanto diffusione televisiva e in qualche festival specializzato, per poi approdare in home video sotto il marchio Koch Media.
È un ideale sequel di Offspring (2009) di Andrew van den Houten, sempre scritto da Mitchum.
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