Emiliano Maramonte, classe 1974, è l'autore del racconto lungo I bordi taglienti del buio che, insieme al brevissimo La donna degli incubi di sangue, compone questa edizione de Il Foglio, come sempre elegante, ben stampata, molto curata sia nell'editing che nella (importantissima) scelta della carta.
L'inizio de I bordi taglienti del buio è promettente: Sara Guareschi, una giovane donna già provata da terribili lutti, è ricoverata in ospedale a causa di una misteriosa infezione renale. Al dolore fisico, alla precarietà psicologica, si sommano ben presto suggestioni sovrannaturali. Viene in mente, dopo le prime pagine, un David Cronenberg improvvisamente convertitosi all'horror "weird", o un Robin Cook più misterioso del solito. E, dati gli assunti di base, ci si immerge felicemente nella lettura.
Purtroppo, però, le promesse vengono disattese in fretta. La storia, piuttosto che decollare, comincia a girare a vuoto quando le suggestioni soprannaturali cercano una forma compiuta, e la trovano in incubi "di maniera" che, oltre a non turbare, spezzano il ritmo delle prime pagine: l'autore, abbandonata la forma asciutta e scorrevole che riserva alla veglia della sua protagonista, si lascia tentare da troppe frasi "ad effetto" infarcite di aggettivi. L'incubo si dimostra un mero espediente, un surrogato del soprannaturale latitante, e il racconto rivela un doppio volto. Sembra di vedere un film assai verosimile fino a quando a recitare sono gli attori, ma francamente deludente quando a entrare in scena sono gli "effetti speciali". La scabbiosa stanza in cui si trova Sara, il mondo esterno che si trova al di là della finestra (e le cui variazioni atmosferiche fanno da contrappunto alle mutazioni emotive della protagonista), i ricordi e l'ansia per il proprio stato di salute: questi sono i punti di forza della storia. Lo "strano", il notturno, l'onirico sono, invece, il punto debole.
Avventurandosi alla ricerca di un colpo di scena che fornisca una colonna vertebrale alla storia, poi, Maramonte inserisce un delitto e un ispettore di polizia, e il racconto sembra sterzare verso certo "noir" travestito da horror. Il passaggio, in realtà, è stranamente breve. Se per farci conoscere l'interiorità della protagonista Maramonte ha speso pagine e pagine, il delitto si consuma in fretta, e altrettanto frettolosamente viene accantonato, senza quasi lasciar traccia, senza nessuna vera ripercussione. Un omicidio, insomma, più inconsistente, nella sua verosimiglianza, delle visioni notturne della protagonista. Come senza grande consistenza appare la storia d'amore che fiorisce tra Sara e un infermiere e il cui sviluppo, in almeno un paio di punti, rischia seriamente lo scivolone nel comico involontario.
Il finale aggiunge solo altri interrogativi ai molti sollevati nelle settanta pagine di cui si compone il racconto; si stenta a capire se si tratti di un'escamotage pensato per dare l'abbrivio a un Bordi taglienti 2, oppure del conclusivo corto circuito di troppe trame e sottotrame. Anche la sorpresa finale, che si potrebbe definire fantamedica, lascia con l'amaro in bocca. Esattamente come la soluzione dell'omicidio.
Il tentativo di coniugare o contaminare generi diversi (horror, noir, storia d'amore, persino fantascienza) non conduce a una forma compiuta, e ci offre - in ultima analisi - una lettura "bifida". Ovverosia costringe a due valutazioni separate. Buono per quanto riguarda la descrizione della realtà, mediocre dal punto di vista "fantastico" e romanzesco. La media è discreto, dunque; ma un discreto stiracchiato, perché da una storia che dovrebbe avere nella fantasia la sua carta vincente, è lecito aspettarsi molto di più. E il breve La donna degli incubi di sangue non regala, come si suol dire, il buco alla ciambella.
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