Al primo sguardo titolo e copertina trasmettono al lettore affamato d'horror un certo appetito. I nostri occhi sono aggrediti dall'immagine di un volto umano spogliato della pelle: è la promessa di un'autopsia approfondita che metterà a nudo le paure che ognuno di noi si porta dentro.

Il contenuto del libro mantiene le promesse e sazia i palati più esigenti.

Edo Van Belkom, scrittore canadese, classe '62, in Italia non è famoso come Stephen King, anche se meriterebbe di esserlo. Non solo perché vincitore del prestigioso Bram Stoker Award (uno dei più alti riconoscimenti per uno scrittore horror), ma soprattutto grazie a questa collezione di piccoli incubi che può tranquillamente reggere il confronto con A volte ritornano e Scheletri del giovane King.

Death drives a Semi (il titolo originale, che tradotto significa: La morte guida un autoarticolato) raccoglie venti delle migliori storie pubblicate da Van Belkom, scelte tra le oltre 170 apparse sulle più prestigiose riviste americane del settore. Racconti dove l'horror più classico si mescola a suggestioni di pura surrealtà, e in cui sfumature psicologiche e suspance vanno a sommarsi ad atmosfere tenebrose che scatenano paure infantili. Si viaggia attraverso crematori e scantinati fino ad arrivare a storie che parlano di maternità e famiglia, ovviamente distorte a regola d’arte dalla penna dell’autore.

Ecco allora la storia di zombie dedicata agli amanti dello splatter che trova la giusta collocazione accanto a quella di un omicidio molto particolare perpetrato con una chitarra elettrica. Ecco quanto poco consigliabile sia scendere in una cantina buia, così come bisognerebbe stare alla larga da quello che sembra un innocuo tappeto. Eccoci proprietari di una pellicceria, invitati a riflettere su come ci si debba sentire a essere scuoiati vivi. Anche il desiderio di perdere peso, un'ossessione dei giorni nostri, può trasformarsi in un incubo, se ci si affida al centro dimagrante sbagliato. Persino sognare una vita che ci offra stimoli sempre diversi per scuotere le nostre emozioni sopite dovrebbe, in qualche caso, restare solo un sogno.

Sono racconti dal finale raggelante (Il tappeto), che scatenano in noi raccapriccio (Ma qualcuno deve pur farlo), che ci spiazzano con un epilogo inatteso (La quinta corda), che ci fanno rabbrividire nel profondo (La cantina), che toccano le nostre corde emotive (Madre e figlio).

Ogni vicenda ci colpisce in modo diverso, ma ciò che rende godibile ogni storia è l'ironia che, mescolata con grande sapienza al macabro, dà vita a "effetti speciali" davvero elettrizzanti.

Edo Van Belkom: stampatevi questo nome nella mente, leggete il libro e attendete famelici che arrivino in Italia anche i suoi romanzi.

La morte che guida un articolato vi aspetta. Volete salire e fare un giro?