Trama: Un reporter e la figlia del proprietario del giornale per cui lavora intraprendono un viaggio nella zona che l’esercito ha messo in quarantena dopo essere venuto al corrente del fatto che una sonda artificiale, inaspettato habitat di microrganismi alieni, si è schiantata al confine tra Stati Uniti e Messico.
Perché vederlo: Sebbene il movimentato addio ponga immediatamente in scena i soldati impegnati a fronteggiare i giganteschi extraterrestri dalla forma di polipo, è in maniera principale sui dialoghi e su lenti ritmi di narrazione che si costruisce il primo lungometraggio diretto dall’effettista Gareth Edwards, datato 2010 e cui ha fatto seguito, quattro anni dopo, il reboot di Godzilla.
Quindi, a caratterizzare Monsters è soprattutto una lunga attesa volta a rappresentare, tra realismo, amore e fantascienza, il percorso di crescita dei due protagonisti, interpretati da Scott McNairy e Whitney Able.
E sorge quasi spontaneo effettuare un paragone con il District 9 diretto l’anno precedente da Neill Blomkamp, il cui messaggio antirazzista di fondo risulta non poco associabile all’esordio di Edwards, destinato ad incarnare le fattezze di un’allegoria su celluloide relativa al cattivo trattamento spesso riservato dalle autorità americane all’immigrato, considerato come un diverso da combattere.
Chiaro, allora, che ci troviamo dinanzi ad una produzione piuttosto particolare, immersa per lo più nei notturni ben resi dalla fotografia a cura dello stesso regista e che, tenendo in considerazione il fatto che è stata concepita con un budget inferiore al milione di dollari, non possiamo fare a meno di giudicare professionale nella sua realizzazione.
Curiosità: Il film ha finito per trasformarsi in un vero e proprio fenomeno di culto, dal Festival Internazionale del film di Locarno al Los Angeles Film Festival.
Il regista è anche produttore esecutivo del sequel Monsters: Dark continent, diretto nel 2014 da Tom Green.
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