1988. Anno di elezioni presidenziali. Donnie Darko è un adolescente afflitto da qualche problema di disordine mentale. Una notte appare Frank, un gigantesco coniglio demoniaco che gli annuncia la fine del mondo entro 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Donnie vaga in stato di sonnambulismo e quando tornerà a casa la mattina dopo troverà la sua stanza distrutta da un pezzo di motore caduto da un aereo: Frank gli ha salvato la vita. Al ragazzo rimane un mese scarso per confrontarsi con la sua stessa esistenza: bulletti di terz'ordine, professori bigotti e guru stupidotti, nonne svanite e filosofie trovate, primi amori e ultime speranze, atti di vandalismo e gesti ancora più gravi, questo e tanto altro ancora aspetta Donnie in un breve lasso di tempo fino alla drammatica resa dei conti alla fine del ventottesimo giorno.
Povero Donnie, quante ne ha passate. Gli scarsi incassi al botteghino in quel fatidico 2001, poi la lenta resurrezione con ottime vendite nel mercato dei dvd grazie al tam tam dei fan che porta la pellicola a una riedizione nei cinema americani durante il 2004 fino a raggiungere anche l'Italia a fine anno, probabilmente con alcuni minuti aggiunti rispetto all'edizione originale. E la pellicola si fa conoscere ancora prima di raggiungere i nostri schermi grazie a qualche sito specializzato e all'idiozia di alcuni giornalisti che non trovano di meglio che appioppargli le colpe degli atti di vandalismo nei nostri licei. I genitori sono allarmati dal personaggio, noi lo siamo dalla morale di certi scribacchini e dalla scarsa comprensione della pellicola che hanno avuto i fan della prima ora che su forum e siti non hanno saputo far altro che sparare frasi evitabili sul'opera, avvallando certi sensazionalismi da foglio scandalistico. Proprio quei cultori (che a noi sembrano più cultisti), quelli che hanno sempre sottobraccio il dvd import cinque mesi prima che voi conosciate anche solo il nome del film, sembrano essere quelli che meno hanno capito il senso del film e il suo presunto insegnamento.
Donnie Darko arriva sui nostri schermi con tutte le credenziali giuste per affermarsi come fenomeno di culto: un interprete dalla faccia accattivante e dall'espressione fra il sornione e il malinconico, il resto del cast davvero azzeccato fra divi in declino, giovani attrici simbolo di una generazione e recuperati medici del pronto soccorso di Chicago. Aggiungete a questo una colonna sonora da urlo, che farà piangere chiunque sia solito alzarsi i capelli a colpi di lacca e ami vestire di nero, alcune trovate di regia niente male e una sfocata filosofia libertaria di sicura presa sui ribelli sotto i vent'anni e potrete capire come il film sia in possesso di parecchi argomenti di potente effetto sul pubblico.
Ma dietro questi specchietti per le allodole il talentuoso regista americano (ventinove anni!) ci offre un'opera davvero buona che, pur rimanendo lontano dal capolavoro strombazzato da alcuni, rappresenta una delle visioni imprescindibili di questo 2004 avaro di soddisfazioni cinematografiche.
Richard Kelly in definitiva sembra saper fare in maniera eccellente una operazione tipica di molti artisti statunitensi: prendere l'intera cultura pop, il consumismo occidentale e frullarli per bene, aggiungere una buona dose di arrabbiata critica negativa, spruzzare un goccio di sentimentalismo e condire con un po' di sense of wonder, magari sorretto da teorie di fisica e matematica in voga al momento.
Gioco rischioso, di solito destinato al fallimento, ma Kelly dosa ogni ingrediente con una maturità e una tecnica che lasciano ben sperare per la sua carriera futura e ci offre un gioiellino degno di attenzione, capace di soddisfare sia i teen agers in piena angst e ribellione (i maschietti si identificheranno nel broncio gyllenhaaliano e le femminucce vorranno entrargli nei pantaloni...) sia di fornire a ragionieri ed entomologi cinematografici sufficiente territorio di caccia per citazioni, riferimenti colti, rimandi filosofici e tutte quelle cose che fanno la gioia di chi scambia il possesso ed enumerazione di dati per comprensione profonda della materia.
Immaginiamo già le "lotte" fra le varie fazioni per annettere la pellicola al proprio orticello privato: la fantascienza sbraiterà di wormholes e viaggi nel tempo mentre la fantasy si appiglierà a Bianconigli e altre magie e infine l'horror parlerà di omicidi e conigli malvagi durante tenebrose nottate di Halloween. Ahimè, Donnie Darko elude tutti questi accalappiafarfalle e sguscia attraverso tutti i generi tornando al suo reale territorio di appartenenza, quello di una riuscita pellicola mainstream, un film "drammatico" che narra con successo la quieta disperazione della suburbia americana e il silenzioso inferno dei college e delle loro leggi e stereotipi, sistemi che non ammettono diversità o non conformismi. Che il film lo faccia anche attraverso qualche trovata fantastica, francamente, mi pare cosa secondaria.
Lo sforzo distributivo della giovane Moviemax merita un riscontro positivo da parte del pubblico e non posso far altro che invitarvi caldamente ad affollare le sale e guardare con attenzione questo film. A fine proiezione ricollocate le cose nel giusto ordine e non date eccessiva importanza alla pellicola: non è la Bibbia del nuovo millennio nè il testo che vi cambierà la vita, non cercate di "imitare" o "ispirarvi" al protagonista come se fosse un moderno messia, Donnie sarebbe il primo a guardarvi con commiserazione facendo quel suo strano, sghembo sorriso.
Alcune scene mi sono entrate nel cuore e lì soggiorneranno a lungo, impossibile guardare la lunga discesa in bicicletta al suono di The Killing Moon senza provare almeno un lungo, piacevole brivido fatto di nostalgia e malinconia. Spero che lo stesso accada anche a voi.
Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him
Echo and the Bunnymen
The Killing Moon, 1984
2 commenti
Aggiungi un commentoIl film è uno fra i migliori usciti negli ultimi anni e non posso che concordare con la bella recensione di Elvezio.
Come dici tu, in verità, siamo un po' OT, ma cosa importa, quando ci troviamo di fronte a una pellicola del genere?
Tutto sommato concordo con quanto scritto. Il successo della pellicola è quello di uscire un pò dagli schemi: non è un thriller, ma ne ha le caratteristiche; non è un horror, ma conserva alcuni elementi cari al genere; non è fantascienza, ma il fattore temporale lo inserisce nel filone; non è un dramma, ma assume connotati pregni di significato.
Insomma, di tutto un pò con la consapevolezza di essere riusciti a centrare l'obiettivo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID