The 7 Deadly Sins è il titolo del nuovo lavoro firmato Necrodeath, uscito lo scorso 12 maggio per Scarlet Records: un viaggio attraverso i sette peccati capitali, grazie al quale lasciarsi andare alla perdizione evocata da una delle band più apprezzate nel panorama musicale estremo. Un disco rivoluzionario ma attaccato alle radici di genere, dove si incontrano cantati non solo in inglese, ma anche in latino e per la prima volta in assoluto, in italiano.
Ci avventuriamo all'interno di questo viaggio nel peccato, incontrando la violentissima Sloth, una rappresentazione musicale dell'accidia, cattiva e spietata. Il tiro spedito e il cantato di Flegias in italiano, rendono il pezzo molto particolare e in grado di scuotere gli animi di tutti i pigri: si viene a provare un odio naturale nei confronti del tic-tac del tempo che scorre, evocato e diretto ad hoc da assoli di chitarra pungenti e stacchi ritmici che si trasformano repentinamente in sfuriate che lasciano senza fiato. Un concentrato di potenza nera che esplode e si annichilisce, trinciato di netto per lasciar spazio all'arpeggio iniziale di Lust. Una tranquillità nera, dilaniata da un grido graffiante che porta alla soglia di una strofa al limite con il punk hardcore: un ottimo equilibrio tra ritmi più sostenuti e ritmi più tirati dona al pezzo una cadenza sinuosa, tenuta in special modo dalla componente chitarristica stuzzicante del ritornello e dell'assolo, accostata a una bestialità omicida evidente nelle dinamiche di batteria e voce. Passiamo dal rosso fuoco della lussuria al verde dell'invidia, cadendo nel ring distruttivo di Envy dove veniamo accolti da un tiro violento e graffiante di una strofa estrema e brutale. Assoli di chitarra e cambi di tempo frequenti donano al pezzo una vitalità cattiva e variegata, che ha modo di trovare il massimo della propria spietatezza in un ritornello dalle ritmiche contenute, ma reso spietato dalle linee vocali.
Con un'imponenza iniziatica e iniziale, si profilano i tratti musicali di Pride, una seducente danza malvagia intensamente nera, moderatamente estrema nella componente ritmica: inglese, latino e italiano si incontrano nelle parole gridate da un Flegias cattivo e impetuoso, che non perde l'occasione di tirar fuori da sé una bestialità sconvolgente neppure nella cattivissima e intensissima Wrath. La fame di cattiveria non accenna a perdere la propria intensità, delineandosi nell'isterica e variegata Gluttony: ciclicamente il tiro spedito tramonta per lasciare spazio a dinamiche molto corpose, ma più rilassate, fino a una sospensione generale durante la quale Flegias elenca i sette peccati capitali.
Arriviamo alle porte di Greed, ultimo peccato attraverso il quale poter lasciar traspirare ogni molecola residua di crudeltà, spietatezza, violenza, grazie al tiro sempre più slanciato dei Necrodeath. Un vento nero di anime dilaniate dal peccato permea l'intero pezzo, trovando modo di accompagnare anche l'ennesimo assolo dal gusto raffinato e dalla tecnica impeccabile firmato Pier Gonella. Con le meste e spaventose note conclusive di organo, troviamo, a concludere il lavoro, due bonus track, per la precisione Thanatoid (Fragments of Insanity) e Graveyard of the Innocents (Into The Macabre). Il compendio di una carriera destinata a stupire un pubblico desideroso di chicche come queste, due tracce datate 1989 e 1987, riproposte con un sound più moderno e suonate dalla formazione attuale.
Un lavoro in grado di entusiasmare e colpire, grazie alla freschezza e all'energia immortale di una band che ha fatto la storia non solo in Italia, ma nel resto del mondo: The 7 Deadly Sins rappresenta il perfetto connubio di classico e moderno, pronto a dipingere di un nero familiare e demoniaco il cuore di ogni fan dei Necrodeath. Un esaltante ritorno alle proprie radici musicali, rievocate da suoni più moderni e celebrate attraverso la propria lingua madre, per un risultato solenne e diabolico.
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