Trama: In viaggio sia con la nuova compagna che con la figlia adolescente, la quale ha portato con se il neo-fidanzato e si mostra decisamente in conflitto con la prima, il dottor Jason Hunt si ferma a mangiare presso un ristorante fuori città; senza immaginare, però, che gli altri clienti del posto finiscano trasformati in pericolosi zombi a causa della carne contaminata servita nei loro piatti.
Perché vederlo: Il titolo fa riferimento alla band musicale che aveva al liceo il protagonista, cui concede anima e corpo il Billy Zane che incarnò il cattivo Cal in Titanic di James Cameron. Zombie movie realizzato nel 2007 da John Kalangis, ovvero uno degli attori della popolare commedia Il mio grosso grasso matrimonio greco, apre tramite un prologo e titoli di testa che non possono fare a meno di richiamare alla memoria un certo cinema dell’orrore (soprattutto di serie b) risalente agli anni Ottanta.
Un cinema dell’orrore che, proprio come in questo caso, tendeva tutt’altro che a prendersi sul serio, favorendo – quando necessaria – l’introduzione dell’ironia.
Perché anche qui, una volta che fanno la loro entrata in scena gli infetti desiderosi di sbranare gli umani, si presentano, contemporaneamente, le occasioni per sorridere (tra l’altro, il dottor Hunt improvvisa un tango con una delle contaminate).
Quindi, man mano che si parla del morbo della mucca pazza quale causa della terribile epidemia esplosa, il tutto viene costruito in maniera esclusiva sulla lotta per la sopravvivenza intrapresa dal ristrettissimo numero di superstiti, spesso in fuga, assediati e impegnati a sfruttare qualsiasi cosa, a mo’ di arma, per eliminare i mostri.
Ma, in mezzo al tanto movimento a basso costo dal sapore sufficientemente trash, mentre il liquido rosso schizza in dosi abbondanti e si sghignazza tra uno smembramento e l’altro, un ulteriore tocco bizzarro viene conferito dall’entrata in scena di aggressivi hamburger (!!!).
Curiosità: Non si tratta dell’unico film in cui il morbo della mucca pazza trasforma gli esseri umani in zombi, in quanto Joey Evans sfruttò nello stesso anno la stessa idea in Bubba’s chili parlor, mentre nel 2004 un soggetto analogo fu alla base dell’irlandese Dead meat di Conor McMahon.
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