Trama: 1949. Perseguitato dai ricordi delle atrocità subite dai suoi innocenti parrocchiani nel corso della Seconda Guerra Mondiale, padre Merrin perde la fede in Dio e abbandona l’Olanda; ma, di passaggio al Cairo e incaricato da un collezionista di antichità di recuperare segretamente una piccola scultura all’interno di una chiesa bizantina sepolta, prima che venga trovata dal governo britannico che sta attuando gli scavi archeologici, scopre che là sotto, imprigionato, c’è il vero volto del male.

Perché vederlo: Con un ricco cast comprendente Stellan Skarsgård (Le onde del destino), James D’Arcy (Master & commander – Sfida ai confini del mare), Izabella Scorupco (Il regno del fuoco) e una esordiente Remy Sweeney, il prequel datato 2004 di una delle pellicole horror più celebri di tutti i tempi vede al timone di regia lo specialista in action-movie Renny Harlin, autore di Die hard 2 – 58 minuti per morire.

Ma, a partire dal visionario e apocalittico incipit, risulta immediatamente chiaro che, mentre William Friedkin, nel 1973, costruì L’esorcista – cui hanno fatto seguito due capitoli per mano di John Boorman e William Peter Blatty – su schemi decisamente autoriali, dal sapore bergmaniano, penetrando progressivamente nei sentimenti dello spettatore per poi esplodere, una volta arrivato al suo cuore, in un tripudio di sequenze shockanti e realistiche, Harlin, che cavalca il genere dal 1988, anno in cui firmò Prison e Nightmare 4 – Il non risveglio, privilegia la spettacolarità volta all’incendio della facile emozione.

Del resto, stiamo parlando di un cineasta fortemente legato alla celluloide d’intrattenimento hollywoodiana, quindi, non c’è da stupirsi se, immerso in una calda e solare ambientazione a metà strada tra i primi due Indiana Jones e La mummia con Brendan Fraser, abbiamo un padre Merrin sbruffone e propenso all’avventura.

Attenzione, però, perché, evitando inutili paragoni con l’irraggiungibile vetta friedkiniana, dalla quale viene comunque recuperata la “romantica” costruzione di un percorso tempestato di segnali premonitori (si pensi soltanto ai crocifissi capovolti) attraverso cui il male si fa strada, ci troviamo dinanzi a un godibilissimo e tutt’altro che noioso film dell’orrore che, pur essendo abbondantemente infarcito di effetti digitali, non lascia a desiderare per quanto riguarda il gore e le sequenze cruente, grazie ai trucchi curati dall’ottimo Gary Tunnicliffe.

Sarebbe sufficiente citare il bambino sbranato dalle iene o il sanguinoso parto con tanto di neonato ricoperto di vermi per lasciar intendere quale tipologia di momenti shockanti, in mezzo alla coinvolgente attesa, siano volti a precedere l’immancabile esorcismo.

Un esorcismo ovviamente diverso da quello lungo ed estenuante mostrato nel capostipite, in quanto qui breve e trasformato in una sorta di scontro-combattimento nello stile de La casa, quindi maggiormente consono alle corde harliniane.

Curiosità: Il film è stato interamente girato negli studi di Cinecittà a Roma, con il grande contributo dello scenografo Stefano Ortolani.

Venne inizialmente girato da Paul Schrader, licenziato dalla casa di produzione ma la cui versione è comunque uscita negli Stati Uniti, nel 2005, con il titolo Dominion: Prequel to the Exorcist.