Trama: Regina si è appena trasferita con i suoi familiari in Spagna, ma avverte fin da subito che nell’abitazione in cui vive c’è qualcosa di sinistro; perché il padre ricomincia a soffrire di una malattia che sembrava sorpassata, il fratellino Paul inizia a presentare misteriose ferite sul collo e, come se non bastasse, dice di essere tormentato da alcuni bambini quando fa buio. Aiutata dall’ amico Carlos, la ragazza scopre prima di tutto che la casa non ha mai avuto inquilini, poi risale all’ architetto che l’ ha costruita, il quale è a conoscenza di orribili segreti.
Perché vederlo: Schermo totalmente nero e una voce adulta che interroga un ragazzino sulla scomparsa di alcuni bambini. Fin dai primi minuti di visione, Darkness inquieta e incuriosisce. E questo inquietante senso di curiosità non si limita soltanto all’inizio della pellicola, in quanto l’attenzione dello spettatore viene catturata per l’ intera vicenda, immersa in una lugubre e claustrofobica atmosfera sapientemente costruita, tra luci che si accendono a intermittenza e poche sequenze ambientate in esterno e alla luce del sole.
Del resto, come il titolo stesso suggerisce sono le tenebre le vere protagoniste del secondo lungometraggio diretto dallo spagnolo classe 1968 Jaume Balagueró, il quale, a tre anni dall’acclamato Nameless – Entità nascosta, risalente al 1999, inserisce anche misteriose figure nere (non sempre di personaggi negativi) che, solcando lo schermo quando i protagonisti si trovano sullo sfondo, trasmettono una sensazione di assedio, facendo pensare che la famiglia di Regina sia perennemente spiata da presenze diaboliche.
E, servendosi dell’ eccellente fotografia darkeggiante di Xavi Giménez e dell’ ottimo montaggio di Luis de la Madrid, che riserva prelibatezze analogiche (pensiamo a Regina nuota sott’acqua in piscina mentre suo padre, in automobile, ha un attacco di malattia che gli toglie il respiro), trascina lo spettatore verso un finale ricco di colpi di scena e rivelazioni inaspettate, senza annoiare mai.
Sebbene la vicenda venga costruita su piuttosto lenti ritmi narrativi e con ricorso a pochi ma ottimi effetti speciali.
Curiosità: Il nostro Giancarlo Giannini veste nel film i panni del nonno della protagonista, interpretata da Anna Paquin.
Sia la vicenda raccontata che il finale ricordano vagamente La casa 5, diretto nel 1990 dall’italiano Claudio Fragasso e conosciuto anche con i titoli Beyond darkness e Darkness. Si tratterà soltanto di una casualità?
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