“Una notte dell'agosto 1516, Jeroen van Aken, conosciuto come il libero maestro Hieronymus Bosch, muore immerso nei colori che hanno forgiato la sua essenza vitale, sotto lo sguardo di Dio, e forse anche sotto lo sguardo del Diavolo. Qualcuno, al suo funerale, sostiene siano il medesimo occhio. Attorno alla bara di Jeroen van Aken sono raccolti tutti i notabili della città di s’Hertogenbosch. Qualcuno soffre veramente per il trapasso dell’insigne pittore detto Hieronymus Bosch: la maggior parte di loro, comunque, prova i più vari e contraddittori sentimenti. Questo perché lui ha saputo ritrarre sulla tela le pieghe recondite delle loro anime. Come ci è riuscito? La vita romanzata di un grande artista, tra pittura, amore, delirio, tormenti, delusione e consapevolezze, la continua scoperta delle sottigliezze e delle alchimie che separano il Bene dal Male.”
Queste le premesse di Hieronymus - Una vita immaginata, biografia romanzata della vita del pittore Hieronymus Bosch, inedito della versatile Claudia Salvatori per Mezzotints ebook che conta la copertina di Ben Baldwin. “Un vero e proprio confronto diretto con i meandri della mente, della coscienza, dell’etica e dell’immaginario di un genio incommensurabile. Un genio la cui ha arte ha lasciato, e continua a lasciare tutt’oggi, un segno indelebile nelle menti, nelle coscienze e nell’etica dell’intera cultura e dell’intera ragione umana. Hieronymus è al tempo stesso biografia romanzata, affresco storico, analisi politica, concezione pittorica ma, prima e al di sopra di ogni altra cosa, esplorazione psicologica fino ai meandri più inaccessibili del livello limbico (dalla prefazione di Alan D. Altieri).
Non un horror vero e proprio, ma la storia di un personaggio da sempre associato all'immaginario oscuro, spinto sin dall'infanzia verso il Buco del culo del Diavolo. Non un romanzo, ma una biografia romanzata. Passeggiando con Jeroen per le strade olandesi di Den Bosch sembra di trovarsi in un suo quadro, circondati dai fantasmi dei suoi peggiori incubi. Un romanzo buio e fangoso come un quadro o una città fiamminga del ‘400.
Se Claudia Salvatori si muove con destrezza nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nelle evocative descrizioni del paesaggio e degli interni, un po’ meno efficace risulta riguardo la struttura del testo che avrebbe potuto virare verso il romanzo con accorgimenti narrativi quali un maggior uso del dialogo e dell’azione. Qui tutto appare statico, come in un quadro, suggestivo e carico di chiari scuri, e proprio per questo motivo non infastidisce. La storia perde mordente a livello di coinvolgimento emotivo, ma acquista spessore nella fissità degli eventi.
Lo stile è impeccabile, il lessico elegante, metafore e similitudini spingono talvolta la prosa verso la poesia, senza appesantire la sintassi, e le sagome degli interpreti si delineano a poco a poco mostrando di volta in volta personaggi che ricordiamo di aver scorto in un quadro, conoscendoli nella realtà delle loro esperienze.
Riguardo la genesi delle opere, la scena più evocativa è probabilmente quella dell’iniziazione sessuale di Jeroen nel giardino dell’Eden degli Adamiti, in riferimento al Trittico del Giardino delle Delizie, ma non è da meno quella della Cura della follia, con la strega che gli vende l’oppio per la moglie impazzita presa a modello per la donna che estrae il sasso dal cranio del malato.
Un testo a cui accostarsi dunque senza la pretesa di vivere una narrazione entusiasmante, da gustare più per i colori e i pensieri; un testo che avrebbe potuto configurarsi come qualcosa di più energico, certo, cionondimeno risulta ricco di suggestioni.
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