Trama: Ucciso dalla figlia nel giorno del suo compleanno, un anziano rompiscatole torna come zombi per realizzare una torta tramite l’uso di pezzi umani. Un campagnolo finisce vittima di un morbo trasmessogli da un meteorite caduto vicino alla sua casa. Una coppia di amanti eliminati dal marito geloso di lei resuscitano assetati di vendetta. Una vecchia cassa nasconde un mostruoso essere sbrana-uomini. Un ricco e avido maniaco dell’igiene si ritrova l’appartamento invaso da scarafaggi.

Sono le cinque storie che lo spettro Zio Creep racconta al piccolo Billy dopo che il padre gli ha sequestrato il fumetto Creepshow per gettarlo nella spazzatura.

Perché vederlo: Ispirato ai vecchi fumetti dell’orrore, un po’ come fece la Amicus negli anni Settanta con i suoi diversi prodotti a episodi (citiamo solo Racconti dalla tomba di Freddie Francis), si tratta senza alcun dubbio di uno dei migliori lavori di George A. Romero, che trova modo di inserirvi anche i suoi cari vecchi morti viventi addirittura in due dei segmenti che lo costituiscono.

Segmenti al cui interno perfettamente bilanciata risulta la miscela di orrore e spruzzate di ironia e dei quali il più riuscito è, con ogni probabilità, quello riguardante il mostro rinchiuso nella cassa, piuttosto originale e coinvolgente grazie al bizzarro delineamento dei suoi protagonisti (tra cui la reginetta del genere Adrienne Barbeau e il recentemente candidato all’Oscar Hal Holbrook).

Inoltre, mentre la bella fotografia di Michael Gornick – con ampio sfoggio di cromatismi rosso e blu – rievoca efficacemente le atmosfere dei comics e la suggestiva colonna sonora a firma di John Harrison provvede a impreziosire il tutto, l’autore de La notte dei morti viventi (1968) non sembra dimenticare neppure d’infarcire l’insieme con sottotesti socio-politici relativi all’avidità e alle varie forme di potere; soprattutto nell’ultimo tassello, in cui le blatte altro non sembrano che la allegorica rappresentazione delle persone di colore (non a caso, è proprio con il termine “scarafaggio” che gli americani le definiscono in maniera dispregiativa).

 

Curiosità: Originariamente, il lungometraggio durava 130 minuti, in seguito ridotti a 120. Responsabile degli eccellenti effetti speciali, Tom Savini fa anche una piccola apparizione nei panni di un operatore ecologico. Nel cast sono inclusi un Ed Harris degli esordi e un Leslie Nielsen decisamente lontano dall’aria delle parodie comiche. La sceneggiatura del film porta la firma di Stephen King, che interpreta anche il campagnolo del secondo episodio, escluso dalla versione cinematografica italiana, ma recuperato sia nelle edizioni vhs che in quelle dvd. Nel ruolo del piccolo Billy troviamo Joe King, figlio del popolare scrittore horror. Della pellicola sono stati realizzati due sequel: il discreto Creepshow 2 (1987), diretto dal succitato Gornick e scritto da King e Romero, e il pessimo straight to video Creepshow III (2006) di Ana Clavell e James Glenn Dudelson, con il quale, però, fortunatamente, il regista e lo scrittore non c’entrano nulla.