Dall’esordio sul prestigioso New Yorker nel 1948 con The Lottery e fino alla sua morte nel 1965, Shirley Jackson ha pubblicato romanzi e raccolte considerati oggi come classici.
L’incubo di Hill House, presentato da Adelphi in una nuova traduzione di Monica Pareschi, è uno dei più suggestivi romanzi sul tema della casa infestata, fra i capolavori del sovrannaturale nella tradizione de Il giro di vite di Henry James.
Come riporta la nota editoriale del volume, chiunque abbia visto un qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze, si sarà almeno una volta chiesto perché le vittime di turno (giovani coppie, gruppi di studenti, scrittori alla vana ricerca di ispirazione) non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice, e cioè non escano dalla stessa porta da cui sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro.
A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe sembrare, quest’opera fornisce una risposta, forse la prima. Non è infatti la fragile, sola e indifesa protagonista Eleanor Vance a scegliere la Casa.
È piuttosto la Casa, con la sua torre buia, le porte che sembrano aprirsi da sole, le improvvise folate di gelo, a scegliere, per sempre, Eleanor.
Insieme a lei viene imprigionato anche il lettore, che tenterà invano di fuggire da una costruzione romanzesca senza crepe in cui, come ha scritto il più celebre discepolo della Jackson, Stephen King, “ogni svolta porta dritta in un vicolo buio”.
Apparso per la prima volta nel 1959, The Haunting of Hill House era già noto al pubblico italiano con il titolo La casa degli invasati, in precedenti edizioni presso SIAD e poi Mondatori, ormai da lungo tempo esaurite.
Almeno un paio sono state le versioni cinematografiche del romanzo, che ricordiamo nel memorabile Gli invasati del 1963 per la regia di Robert Wise, e in Haunting – Presenze di Jan de Bont, spettacolare ma deludente remake del 1999.
L’incubo di Hill House
Shirley Jackson
Collana Fabula, Adelphi
Brossura, pagg. 233, Euro 14,80.
ISBN 8845918742
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