In un serie di fotografie ritenute scandalose dalla stampa britannica la modella  e figlia del premier scozzese, Stephenie Kay, si distende nuda su uno sfondo orientaleggiante, sfoggiando un polpo vivo avvinghiato sulle pudenda. È un esempio di “tentacle erotica”, una regione sempre più in voga nell’immaginario erotico, le cui fantasie di sesso, tentacoli ed esseri mostruosi affollano il cinema e l’erotismo amatoriale, la pornografie e le gallerie d’arte.

Il servizio si rifà infatti alle sempre più numerose opere di artisti giapponesi contemporanei che omaggiano il celebre dipinto di Katsushika Hokusai in cui il maestro giapponese raffigurava l’amplesso tra una geisha e due piovre. Un’opera d’arte celebre e controversa, vietata per decenni al pubblico, come tutti gli altri shunga: stampe erotiche, di bellezza e contenuti estremi (dalla zoofilia allo stupro, dai sogni erotici ai succubi mostruosi), che le istituzioni giapponesi hanno solo di recente restituito alla gloria dei musei. E che sono già l’oggetto di importanti mostre, come quella del British Museum di Londra, che ha già conquistato le attenzioni di quotidiani come il Guardian.

L’unione grottesca eppure affascinante tra la geisha e polpi di Hokusai è diventata il punto di riferimento per un intero filone, che il pubblico della Rete ha definito tentacle erotica. Scoprendo che simili fantasie accomunano opere tanto diverse quanto l’arte di Hokusai e l’animazione pornografica, lo japonisme di Picasso e il cinema horror e d’autore, i videogiochi pornografici e la zoofilia.

Celebrato come liberazione “dionisiaca” da artisti e culture giovanili o additato come esempio della perversione “orientale” dalle associazioni femministe e a tutela dei minori, il tentacle erotica sembra colonizzare lo spazio in cui orrore ed erotismo, fantasia e incubo, arte e pornografia si incrociano e confondono, dal mito di Scilla e Glauco all’erotismo nell’epoca di Internet.

Esaminando lo sviluppo di questo ambiguo motivo visuale dall’arte giapponese a quella europea, da film d’animazione come Tetsuo a registi come Cronenberg, il saggio esplora i nessi tra il fascino e la ripugnanza, scoprendo in Lautréamont e Lovecraft i prodromi dell’orrore tentacolare e nei miti degli amplessi zooformi le prime riflessioni sulle belle e le bestie di ogni letteratura.

Un intero capitolo del libro ricostruisce gli interscambi tra le letterature e le cinematografie science fiction e horror di vari paesi, Giappone in prima linea,  e le ossessioni dei filoni più estremi dell’erotismo e della pornografia dagli anni Ottanta del secolo scorso in poi, rintracciando nel tentacle erotica influenze e rimandi reciproci tra i più disparati: da Toshio Maeda a Alien, da Lovecraft al pinku eiga, dai monster-movie a Prometheus, da Andrzej Żuławski a The Evil Dead.

L’autore

Marco Benoît Carbone si occupa di studi sul mito, i media e l’immaginario. Ricercatore e critico, è dottorando alla University College London.

Dalla Prefazione di Massimo Fusillo:

«In un libro che si intitola Tentacle Erotica non ci si aspetterebbe di trovare Montaigne, il mito greco, Victor Hugo, Picasso e Hokusai. Certo, in compagnia di stripper, modelle fetish, octopus porn, BDSM, horror, hentai, cyberpunk, e molto altro. Non si tratta di un accumulo eterogeneo, di una contaminazione provocatoria, o di una legittimazione mitica dell’immaginario pornografico. È un qualcosa di molto più complesso e coerente, pur nel suo andamento a spirale.

Marco Benoît Carbone ci offre una lettura ad ampio raggio di una figura dalla retorica visuale (qual è il tentacolo) ricca di risonanze mitiche, culturali e antropologiche, che permette allo stesso tempo di affrontare questioni politiche spinose. Dai crimini misogini ai limiti della censura. Dall’esotismo degli immaginari erotici agli stereotipi tenaci sul Giappone. Dalla funzione sociale al valore estetico della pornografia. Fino al dilemma se considerare i suoi territori estremi come una forma di dominio o una pratica liberatoria, pluralista e dionisiaca».