Ne abbiamo già parlato qui, domandandoci come sarebbe stato distribuito questo The Crow: Wicked Prayer. Nei giorni scorsi si è conosciuta la risposta: direttamente sul mercato statunitense dei DVD.
La scelta del protagonista, quel Edward Furlong tutto sommato gradito al pubblico femminile, non deve aver convinto i produttori, che hanno preferito non rischiare la via della sala cinematografica.
La storia è l’ennesimo rifacimento del plot del primo film, con Furlong nella parte che fu dello sfortunato Brandon Lee, David Boreanaz in quella di Vincent Gallo (insomma, in quella del cattivo) e la bella Emmanuelle Chriqui (Wrong Turn) in quella di Sofia Shinas (l’amata defunta).
The Crow: Wicked Prayer è il quarto capitolo della serie, inaugurata da Alex Proyas (Dark City, il recente Io, Robot) nel 1994, dove sulle note di Nine Inch Nails e Cure, Brandon Lee tornava dall’oltretomba per punire uno odioso e decisamente malcombinato gruppetto di teppisti che avevano trucidato lui e la sua promessa sposa.
Alla pellicola di Proyas segue, nel 1996, The Crow: City of Angels (da noi semplicemente Il Corvo 2) diretto da Tim Pope (autore, tra le poche altre cose di The Cure in Orange) con Vincent Perez. Unica differenza rispetto al film originale: il fatto che il Corvo di turno aveva subito la morte del figlioletto invece che dell’amata.
Nel 2000 esce il terzo capitolo della serie, Il Corvo 3: Salvation. La regia è affidata a un certo Bharat Nalluri, mestierante di professione, e viene girato anche coi soldi di coproduttori tedeschi. Vera nota positiva della pellicola la presenza della sempre gradevole Kirsten Dunst. Quanto alla trama, la variazione questa volta vuole il Corvo, giustiziato per l’omicidio della sua bella, tornare nel mondo dei vivi per dare la caccia ai veri assassini. Insomma: meglio del secondo ma comunque distante anni luce dal primo.
C’è ancora il tempo per una serie di telefilm, interrotta dopo pochissimi episodi e conosciuta da noi solo per il pilot (scambiato per l’ennesimo film), ed eccoci arrivare a Edward Furlong.
L’attore in fondo è bravo, e speriamo per lui che non debba raschiare il fondo del barile in cui sembra finito il Corvo, fu icona-dark tra arti marziali e rock inacidito.
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