Sotto il nome della band, nella home page del loro sito, si legge questa frase in inglese: “Un maldestro tentativo di far coabitare l’extreme metal moderno con i suoni progressivi anni ‘70. Ovvero: i Darkthrone sodomizzano i King Crimson”.
Nei veneti Phobic Pleasure non ho sentito né gli uni né gli altri, ma i nomi che mi sono venuti subito in mente sono altrettanto di rispetto: Sepultura, Megadeth, Death, Cynic, Overkill ovvero il thrash-death di fine anni ‘ 80/inizio anni ‘90, gli anni a mio avviso migliori per questo genere, quando i suoni confusi, pastosi e passionali degli esordi stavano lasciando spazio a un muro sonoro di miglior definizione, tecnica e strutture progressive esaltanti sempre guidate dalla spontaneità.
E di spontaneità e passione Castigat Ridendo Mores è pieno con i suoi cambi di tempo frequentissimi, riff aggressivi e taglienti: le canzoni sembrano uscire da un caos primordiale nel quale però non ci si perde troppo grazie ad alcuni leit motiv (ora un un ritornello, ora un riff) che danno continuità alle strutture talvolta frammentate dei brani. La voce di Gabriele Buogo Andreella aka Il Dottor Morte è tendenzialmente brutal-death con momenti di vocalizzi black e altri momenti (e ce ne sono molti) puliti. Il titolo del cd tradotto in italiano suona più o meno “corregge i costumi ridendo” e si riferisce a come la satira riesca a distruggere vizi e costumi umani mettendoli in ridicolo e quindi rinnovandoli. E il disco di satira è intriso: scorrettezza, irriverenza, testi dai caratteri grotteschi e triviali, anche se alla fine l'impressione è che al gruppo interessi soprattutto divertirsi e fare a modo suo senza render conto a nessuno.
Si parte con La Camera Oscura Delle Punizioni Dei Bambini dai riff e ritmi serratissimi che ricordano i Death, per poi rallentare e fare spazio a un pezzo cacofonico-jazzato in stile - a detta della band - “kinda ‘70s prog”, dove l’assolo è affidato a un sax. Il tutto funziona molto bene.
El Serpente si apre con un Maurizio Belpietro (salutato nei credits con un “cheers”), intento a dimostrare in una non definita trasmissione televisiva che in Italia non c’è censura e subito dopo parte una raffica di mitra e si entra nel muro sonoro prima speed, poi più saltellante, e di grande aggressività sonora che è ben sottolineata verso la fine dalla voce di niente meno che Hitler, nei credits epitetato con un “dude you are funny”. E questa è anche la canzone più divertente dell’intero disco.
Miss K Lorena ha dei vocalizzi femminili e aperture acustiche che mi hanno ricordato i The Gathering e i Third and the Mortal (non a caso menzionati nei credits della band), mentre nelle parti più elettriche le melodie ricordano i vecchi Megadeth. Il testo parla di anoressia ed è forse l’unico di una certa serietà.
Il Pranzo Di Trimalcione è il pezzo più esplicitamente satirico: il titolo si riferisce alla “cena di Trimalcione” dell’autore classico Petronio, al quale anche il testo è ispirato (alcune parti sono cantate in latino), mentre l’intro e l’outro sono dialoghi estratti dal film di Marco Ferreri La Grande Abbuffata. Canzone di matrice per lo più speed con un bello spunto progressivo sul cantato in latino.
Martin Blanchard ha il ritornello che più rimane in testa, con un bel guitar licking a sottolinearne la melodia malata e decadente. Ed è anche il brano (insieme a Big Bamboo) che presenta più influenze progressive che si rifanno agli anni ‘70.
La Testa Che Parla, ovvero come un flipper chiamato “Funhouse Pinball” (dotato effettivamente di una testa tridimensionale parlante) possa turbare pesantemente i nostri sogni oppure ci spinga a scrivere una canzone, in questo caso tiratissima e maniaca (ringrazio i Phobic Pleasure per avermi fatto conoscere questo flipper, ora vivrò nella dannazione eterna visto che non ho idea di dove possa trovarlo per poterci giocare...).
Big Bamboo è il brano più lungo (quasi 8 minuti) e, musicalmente, il più interessante: la prima parte è tipicamente thrash-death e ricorda Sepultura e Death ma poi la canzone si rarefa e sono le chitarre acustiche a prendere il sopravvento insieme alla voce pulita. Facile lasciarsi trasportare da questa atmosfera sospesa e piena di tensione. Sarà per questo che sul disco è indicata come “The Summer Hit”...
Le conclusive Le Colline Hanno Gli Occhi, con urletti simil-stradaioli all'inizio, un bell’assolo in stile “geronto anni ‘80“ (?) e soprattutto Tentata Strage sono forse i due episodi meno incisivi del disco ma che non deluderanno affatto coloro che fino a qui si sono esaltati nell’ascolto di uno dei più validi e divertenti dischi d’esordio usciti finora dall'inizio dell'anno.
Acquisto vivamente consigliato a chi cerca brutalità nella musica uniti a totali scorrettezza e irriverenza nei testi.
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