Le Amazzoni horror della Ferrara Edizioni

Dieci racconti horror, appunto, molto eterogenei tra loro. In alcuni il tema è quello classico con fantasmi, mostri, demoni e vampiri, ma trattato con estrema originalità. In altri il tema viene presentato in maniera più velata, a livello psicologico. Si passa da artisti cha hanno perduto l’ispirazione e che si dannano per ritrovarla (Susanne Brydenbaugh), a preti che invece si trovano al confine del loro credo, con la fede che vacilla (Marie O’Regan). Il soggetto del vampiro sensuale e alla ricerca dell’umanità perduta, tanto caro alla celeberrima Ann Rice, viene qui ripresentato con sottili e raffinate divagazioni sull’argomento (Jeanine Krock e Lisa Negus), così come quello del fantasma vendicativo (Eddie M. Angerhuber) o ombre che con lo scorrere delle pagine si fanno sempre più scure (Sue Philips, il cui racconto ha vinto un premio in Inghilterra, quale miglior storia nel 2002), fino a rappresentare foschi quadri di tenebra (Peggy Jo Shumate, alias Brutal Dreamer, e Petra Wilfert). Neanche i miti vengono trascurati in questo libro, in quanto fa bella mostra di sé quello della Donna Ragno (racconto scritto dalla tedesca Kathleen Weise), la famigerata creatura che faceva innamorare di sé ogni uomo per poi condurlo verso la pazzia e la morte. Ed infine il racconto scritto dall’ottima autrice inglese Sarah Crabtree che propone una storia ambientata nell’Inghilterra vittoriana, le cui pagine debordano di mistero.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

A queste superbe scrittrici, ognuna delle quali nella propria patria recita un ruolo di primo piano, vanno i miei ringraziamenti.

E con “Amazzoni” non avrete altro che un gustoso antipasto di autori ed autrici stranieri. Nei prossimi mesi seguiranno altre antologie internazionali, tutte curate e tradotte dal sottoscritto, come ad esempio “Amygdala” con i migliori autori di genere tedeschi (Boris Koch, Michael Siefener, Eddie M. Angerhuber, Jörg Bartscher Kleudgen, Christian Von Aster, Markus Korb, Linda Budinger e altri ancora), e quella personale del tedesco Boris Koch “Dionisio danza”.