E’ da pochi giorni uscito il nuovo album degli Enforcer , band dalla chiara ispirazione heavy/speed della prima metà degli anni’80. I lavori chitarristici paragonabili ai primi Iron Maiden e primi Helloween uniti a melodie drammatiche che possono ricordare i Mercyful Fate e alcune street bands non traggano però in inganno: gli Enforcer si ispirano alla scuola di Heavy Metal classico, certo, ma le canzoni non sono sterili e prolisse imitazioni dei gruppi sovramenzionati: gli Enforcer hanno una loro personalità e il nuovo Death By Fire è la conferma del talento di questi svedesi che già avevano colpito nel segno con i due precedenti lavori, Into The Night del 2008 e Diamonds del 2010. Qui anzi fanno un passo avanti: le canzoni, oltre avere caratteristiche già sentite nei due precedenti lavori (velocità, ritornelli melodici e catchy, chitarre gemelle in stile Iron Maiden, freschezza ed energia) sono finalmente calde e riescono a trasmettere la giusta carica di passione.
Dopo la breve intro (Bells Of Hades) dal sapore horror/gotico (e cosa insolita per il gruppo, affidata a un pianoforte), si parte subito con l’esplosiva e serrata Death Rides This Night, e subito emergono le chitarre gemelle di Josef Tholl e Olof Wilkstrand (che è anche il cantante) con un ritornello facile da ricordare. Subito dopo, ecco Run For Your Life, tiratissima ed energica, ma pure leggermente meno convincente, anche se l’assolo con le chitarre gemelle è semplice e bello al contempo.
La sulfurea Mesmerized By Fire con all'inizio con dei cori stradaioli (e con il ritornello che mi ha ricordato i Motley Crue di Shout At The Devil) è uno dei pezzi più belli del disco insieme a Take Me Out Of This Nightmare, dall'intro senza batteria e affidato alle chitarre; subito la canzone decolla e si arriva al ritornello più orecchiabile del disco e che farà cantare a squarciagola a più di un fan “Take Me out, take me out of this nightmare”. Anche in questa canzone però il vero punto di forza è l’'assolo, da ascoltare e da vivere a occhi chiusi.
Ottima anche la strumentale Crystal Suite con melodie vicine ai Mercyful Fate e lavori di chitarre di ispirazione maideniana. Sacrificed è un bell'esempio di come si possa scrivere una canzone dalla struttura semplice e melodie non ricercate (e che possono anche saper di “già sentito”) ma riuscire a trasmettere una passione fresca come se ci si trovasse davanti a qualcosa di inesplorato e inedito.
Silent Hour/The Coniugation sono unite in un’unica traccia lunga sei minuti e mezzo ma le canzoni sono effettivamente due e si completano l’una con ’altra: la prima ha la classica struttura strofa/ritornello ed è aperta e chiusa da un drammatico riff. La seconda è strumentale ed è davvero il brano migliore del disco: intensa, struggente, piena della miglior passione ed energia. La chiusura è affidata a un altro pezzo veloce: Satan chiude degnamente un disco che farà subito venire voglia di essere risuonato da capo una seconda volta (e una terza, una quarta...).
Qualcosa di più di quattro stelle piene, e cento di questi album!
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