Conosciuto nell’underground fumettistico italiano a partire dal 1991, quando fonda la fanzine Comics & Roll, Enzo Rizzi ha collaborato con le maggiori testate rock e metal della penisola, da Flash a H/M, da Metal Shock e Hard a Metal Hammer, nonché con l’Almanacco Della Paura di Dylan Dog e Selen. Rizzi crea Heavy Bone nel 1996, ma è solo dieci anni più tardi che il serial killer di rockstar debutta sulle pagine di Rock Hard Italy con La Storia dell'hard&heavy a fumetti (agli inizi degli anni 2000 era uscita tuttavia una miniserie in quattro numeri edita da Inksteria e poi autoprodotta e distribuita nelle fumetterie da Panini). Lo zombie metallaro è in seguito comparso su cover di CD, vari portali online dedicati alla musica e sul volume Heavy Bone racconta la storia del metal (Aaron Works) uscito in occasione di Lucca Comics & Games 2009.
Heavy Bone è dunque un personaggio che può piacere non solo agli appassionati di fumetti, ma anche e soprattutto agli amanti del rock e dell’heavy metal.
I tratti e l’approccio dimostrano che le principali fonti di ispirazione vanno ricercate in quella frangia di heavy metal che associa un certo gusto dell’orrido non scevro da ironia a un look spettacolare (Kiss e Alice Cooper in primis, così come i nostrani Death SS). “Il background su cui si sarebbe poi sviluppato il personaggio Heavy Bone” racconta Rizzi in un’intervista a cura di Valentino Sergi in chiusura del volume “fu in seguito completato dalla lettura di articoli e di saggi che raccontavano delle morti premature di tante rockstar famose e dalla visione del film Il Corvo (Eric Draven con la chitarra in mano mi fece pensare a un character più sopra le righe ed eccessivo e a una colonna sonora più pesante)”
I luoghi comuni del rock (dalle promettenti star defunte in giovane età, al fatto che al giorno d’oggi è sempre più difficile trovarne del calibro di quelle ‘mangiate’ da Heavy Bone negli anni ’70) sono rivisitati con macabro e divertente (nonché divertito) umorismo. Tuttavia, il fatto che le rockstar morte siano lontane nel tempo non riguarda solo la scarsità di materiale disponibile nel mondo attuale; come spiega lo stesso Rizzi “a differenza di quanto accade per le rockstar passate al creatore di recente, dove il coinvolgimento emotivo avrebbe causato al lettore solo il fastidio di vedere la fine del proprio idolo bistrattata in un fumetto, per i vari Jim Morrison, Jimi Hendrix e via dicendo il fan ha invece avuto tutto il tempo di metabolizzare la tragedia. Di conseguenza il tempo che è passato (e tutto ciò che è stato scritto, visto e detto) ha trasformato la persona solo (purtroppo) in un’icona, in un simbolo della cosiddetta maledizione del rock.”
Il volume è suddiviso in diverse storie (Heavy Bone, testi e disegni di Enzo Rizzi; Il dono, testi: Enzo Rizzi, disegni: Alessio Fortunato; Ritorno AD L.A., testi: Enzo Rizzi, disegni: Lelio Bonaccorso; Into the Hellsound, testi: Enzo Rizzi, disegni: Fabrizio Galliccia; The King is alive, testi: Enzo Rizzi, disegni: Walter Trono; Rock & Roll, The Club of 27 e Diabulus in musica, testi: Enzo Rizzi, disegni: Arjuna Susini); in più (oltre alla già citata intervista) incontriamo in chiusura di volume anche una gallery a cui hanno contribuito, oltre allo stesso Rizzi, Giuseppe Palumbo, Francesco Biagini, Andrea Del Campo, Andrea Rossetto, Luca Maresca ed Enzo Troiano. La suggestiva copertina è invece opera del talentuoso Alex Horley.
Mentre la prima storia, molto classica, scritta e disegnata da Rizzi, si presenta come una sorta di introduzione al volume e alle gesta di Heavy Bone, in Il dono, il tocco più morbido e dominato dal chiaroscuro di Fortunato delinea una vicenda che si concentra sulle immagini (è giusto di Fortunato l’idea della chitarra con un bacino umano al posto della cassa armonica); il contrasto fra il bianco e il nero di Bonaccorso racconta il ritorno di Mr. Brownstone, mentre la storia disegnata da Galliccia ci presenta la genesi di Heavy Bone e le caverne dell’Hellsound, l’Inferno metal. Le tavole di The King is alive di Trono (il Re è ovviamente Elivis) sono dominate dal nero e ci portano alle tre storie di Arjuna Susini, che occupano la sezione più corposa del volume. Qui il bianco e il nero si sciolgono in tutte le tonalità del grigio per mostrarci non a caso le storie più dettagliate e articolate a livello di trama e caratterizzazione dei personaggi. Rock & Roll narra il tentato rapimento delle bestie custodite nel ventre di Heavy Bone che ci cibano di rockstar (e che “rappresentano la metafora della nostra musica preferita che ha sempre preteso le sue vittime sacrificali”); The Club of 27 delle rockstar maledette morte a 27 anni; in Diabulus in musica il nostro eroe dovrà infine sconfiggere lo scienziato artefice di una scoperta sull’uso del suono che potrebbe permettergli di assoggettare milioni di ascoltatori... scopo che era stato prefisso semmai per lo stesso Heavy Bone attraverso l’uso del mitico tritono. Chi l’avrà vinta?
Sia il lettore del fumetto che l’ascoltatore di ciò che il fumetto richiama (non è un caso che la parola di riferimento per ambedue sia ‘album’ e come un album in ambedue i sensi questo lavoro si definisca) si divertiranno quindi a scoprire le soluzioni di questi piccoli spaccati infernali; spaccati non solo di tutto rispetto a livello di resa del prodotto, ma anche dilettevoli e spiritosi nel lasciare interrogativi che vanno al di là della trama superficiale.
Il rock è dunque davvero morto o è al massimo uno zombie?
“Io sono sostenitore della teoria secondo cui tutto ciò che di buono esiste nella musica rock sia già stato scritto dal 1950 sino alla metà del 1970” dice Rizzi. “Certo, da allora a oggi non poche sono state le band o i cantanti che hanno cercato di proporre qualcosa di nuovo ma, se badate bene, hanno sempre finito con rielaborare, col proporre un sound che paga il suo tributo al rock di sessanta, cinquanta al massimo quarant’anni fa.”
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