Erano gli anni ’80 quando, nel fumetto, nel cinema e nella letteratura horror si mise in atto una vera e propria rivoluzione: gli eroi non erano più le persone normali, i rappresentanti della middle class, ma diventano gli individualisti, i poeti, i ribelli, insomma i mostri. I freak e i diversi, vampiri in queste storie, anche i più orribili e deformi, da carnefici si trasformano in vittime. Moltissime opere di Barker o i fumetti di Dylan Dog, ci hanno, ormai, abituato a questa nuova visione dell’horror.
In questo contesto si inserisce Zombillenium, serie a fumetti, scritta e disegnata dal talentuoso Arthur De Pins, dove il cartoonist francese si diverte a immaginare un parco giochi dove le attività principali sono veri e propri zombie, lupi mannari, fantasmi, vampiri e mummie, all’insaputa degli spettatori.
Inquadrati come banali impiegati (timbrano pure il cartellino) i mostri di Zombillennium, hanno l’obbligo, ogni giorno, di presentarsi sul lavoro, pena la combustione e consunzione del loro corpo.
Nel primo numero, facciamo la conoscenza di Aton, la mummia, Francis, il vampiro, Sirius lo scheletro, Gretchen, affascinante strega stagista, e del nuovo arrivato Aurelien Zahner, trasformato suo malgrado in mostro.
La vita a Zombillennium trascorre con i normali brividi quotidiani, finché la crisi morde la popolarità del parco, con continui cali dei visitatori, costringendo gli azionisti a tagli e a trovare una nuova emozionante emozione. Zahner si rivelerà essere l’uomo giusto, ma dovrà lottare contro le invidie dei colleghi e altri segreti che stanno per uscire dagli armadi.
De Pins riesce nell’intento di realizzare una storia che porta il lettore a immedesimarsi e “stare dalla parte dei mostri” condito di simpatiche trovate e molto ironia sulle convenzioni dell’ horror classico, ma anche con spunti di riflessione verso la società in cui viviamo, nonostante Zombillennium sia una sorta di monumento alla fantasia, non è immune una crisi economica e di mancanza di interesse da parte dei sempre più distratti spettatori.
Ovviamente numerose le citazioni all’immaginario collettivo horror, dai zombi di Romero, ai vampiri del ciclo di Dracula della Hammer, ai video musicali di Michael Jackson, all’opera di J.K Rowling, quando si parla di streghe e incantesimi.
La tavola è gestita con la classica griglia franco belga (dodici vignette) che vengono valorizzate dal formato di grosse dimensione proposto da Renoir. Il segno di De Pins è molto caratteristico, un mix felice di tratto umoristico contaminato dal dinamismo dei cartoni animati (l’autore ha un passato nell’animazione ) e dall’uso molto abile della tecnologia: tutti i disegni del volume (compresa la cover) sono stati realizzati con Adobe Illustrator, direttamente sul computer.
Un volume molto curato e piacevole, per una storia divertente accompagnata da una lettura fluida e incalzante di una serie che promette interessanti sviluppi.
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