Considerato all’unanimità una delle opere più significative di Bill Sienkiewicz (Elektra, Daredevil, New Mutants) arriva finalmente in Italia l’adattamento a fumetti di uno dei grandi classici della letteratura americana: Moby Dick di Herman Melville.
Accompagnato dalle parole del grande scrittore newyorkese (adattate qui per l’occasione da Dan Chichester), Sienkiewicz illustra questo capolavoro della narrativa, con il suo stile inconfondibile, fatto di pittura a olio, collage e aerografo, portando il lettore alla deriva di oceani paurosi, popolato da relitti putrescenti e mostri degli abissi, alla ricerca di Moby Dick, il gigantesco capadoglio leviatano, contro il quale il capitano Achab ingaggia un'implacabile e crudele lotta: “La monomaniacale incarnazione di ogni entità malefica dell’universo… forze malvagie che egli doveva distruggere per poter sopravvivere come uomo libero”.
A mezza via tra romanzo illustrato e fumetto, Sienkiewicz, in Moby Dick, utilizza la tavola per esaltare il respiro epico e simbolico dell’opera: le immagini sembrano a volte uscire dalla nebbia, con una gamma cromatica che va dal rosso dei tramonti infuocati, al blu di mari in tempesta e dei cieli sconfinati, e al nero della notte e dell’ignoto. Molto spesso, su queste tavole, scorgiamo solo dei dettagli e delle immagini fugaci (particolari della nave Pequod, i primi piani dei marinai deformati dalla fatica e dalla paura, gli occhi allucinati e folli di Achab, il sangue rosso e pulsante delle balene) che ben caratterizzano il calore dell’avventura, ma anche l’atmosfera cupa e tenebrosa di un viaggio all’inferno, una caduta libera negli abissi più profondi, dove l’uomo tenta di superare i suoi limiti (fallendo) e la follia sembra l’unica via di uscita.
La voce narrante, come nel romanzo originale, è quella di Ismaele (nome che porta in sé, non a caso, tutta una serie di rimandi biblici) ed è attraverso i suoi occhi che vediamo l'impresa, trasmessa al lettore attraverso le didascalie, qui vere e proprie ossatura del fumetto, utilizzate per raccogliere i suoi pensieri e le sue considerazioni, ma anche alcuni stralci di dialogo (non esistono infatti balloon di interazione tra i personaggi) e per indicare gli stacchi temporali e di luogo.
Un volume che non può mancare nella biblioteca di ogni appassionato di fumetto e letteratura, consigliata anche ai più giovani che si avvicinano, per la prima volta al grande classico di Melville, e un’occasione per ammirare strabiliati i bellissimi disegni (ma sarebbe il caso di dire opere d’arte) dell’artista statunitense.
Un’opera per sognare e riflettere sui numerosi quesiti esistenziali, religiosi e scientifici che si pone. Consigliato.
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