Final Destination, per la regia di James Wong, datato 2000, seppe imporsi a livello di critica e di pubblico, diventando ben presto un vero e proprio classico del genere horror. Come spesso accade, il successo diede vita a diversi seguiti per la pellicola: nel 2011 siamo giunti al quinto capitolo della saga, Final Destination 5 che si serve anche, così come il suo più immediato predecessore, della tecnologia 3D.
La serie di Final Destination non è immune da uno dei difetti più comuni per i film capaci di generare numerosi sequel e prequel: l’idea originale, in grado di suscitare attenzione e mietere successo anche per la sua singolarità, tende a indebolirsi, rischiando di diventare addirittura banale, se sfruttata all’eccesso.
Alcuni ragazzi scampano a un disastro, che avrebbe condotto alla loro morte, grazie a una premonizione. La morte però, ora, li sta cercando, per prendere le loro vite, perché le cose tornino come dovevano essere. Questa è la linea guida dei vari episodi, con alcune variazioni sul tema. Per esempio, il modo scelto dai protagonisti per tentare di sfuggire al loro destino: far sì che una delle sopravvissute, incinta, generi una nuova vita, modificando il sistema e costringendo la morte a ripartire da capo (secondo capitolo) o, in Final Destination 5, prendere la vita di qualcun altro al posto della propria, uccidendo.
Assumere la direzione di Final Destination 5 corrisponde ad accettare una difficile sfida: trovare il giusto equilibrio tra tradizione (per non deludere i fan) e rinnovamento (per conferire personalità al progetto).
Sfida raccolta da Steven Quale, già dietro la macchina da presa per Aliens of the Deep. Il compito del regista però, appare assolto soltanto in parte. I punti di forza di Final Destination sono probabilmente rappresentati dalla creatività nelle sequenze che portano, inesorabilmente ma al contempo in modo inatteso e improvviso, alla morte dei personaggi.
Da questo punto di vista, lo sforzo di Quale è apprezzabile, garantendo a questo quinto film una maggiore vicinanza agli appassionati rispetto al terzo e al quarto episodio della serie. Anche alcuni passaggi che citano implicitamente i precedenti capitoli saranno probabilmente graditi dal pubblico di riferimento.
Davvero degno di nota poi il finale che, con una sorta di strizzata d’occhio agli spettatori, rivela proprio all’ultimo momento la natura di prequel di Final Destination 5: il quinto episodio si conclude proprio pochi istanti prima che prendano il via gli eventi narrati nel primo.
Buona creatività, alcune citazioni interessanti, un finale molto azzeccato e in linea con la serie. Final Destination 5 può quindi essere definito un buon film? Purtroppo no, o almeno non completamente.
Si ha sempre l’impressione che alla trama manchi qualcosa, un colpo d’ali capace di coinvolgere davvero il pubblico lungo tutta la narrazione e non soltanto in alcuni episodi specifici. Manca, a livello di racconto e di sceneggiatura, una struttura forte, capace di guidare lo spettatore lungo il dipanarsi della trama, tenendo insieme eventi e personaggi. Il film pare svolgersi per episodi, che soltanto casualmente ospitano alcuni protagonisti comuni, in una sorta di narrazione a compartimenti stagni.
I personaggi stessi sono tratteggiati poi con un po’ troppa fretta, cristallizzati in un unico tratto caratteriale distintivo: osserveremo quindi la sognatrice, lo stupido, il cinico. Non si ritrova però, nei loro gesti, una profondità tale da renderli vivi, vicini allo spettatore. Rischiano di apparire purtroppo, soltanto macchiette.
Anche i dialoghi, se si eccettua qualche battuta indovinata, sono poco più che rumore di fondo, colonna sonora a un’azione che non è soltanto pilastro costitutivo della trama, ma tende quasi a oscurarla, inglobandola.
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche del prodotto, Final Destination 5 è disponibile in DVD, ma anche in alta definizione (Blu Ray), in una doppia versione: edizione 2D e 3D. In entrambi i casi film e contenuti speciali sono ospitati in un solo disco e viene fornito il codice per poter scaricare la copia digitale della pellicola. Questa recensione si riferisce alla versione Blu Ray 2D, quindi non potrà essere espresso alcun commento specifico sulla bontà dell'effetto stereoscopico della versione 3D.
Dal punto di vista della qualità audio e video, il prodotto si attesta su un ottimo livello, con elevatissima definizione delle texture per quanto riguarda la parte video (addirittura la nitidezza dei contorni potrebbe, secondo le impostazioni dello schermo, arrivare a disturbare leggermente l'occhio, con un effetto di moiré) e un'ottima chiarezza per le tracce audio: in DTS HD Master Audio in 5.1 per la lingua originale (inglese), con doppiaggio italiano in Dolby Digital a 640 kbps.
Piuttosto scarsi invece i contenuti speciali, che si limitano ad alcuni brevi extra riguardanti versioni alternative delle scene di morte e video incentrati sulla lavorazione di tali scene, che si confermano, da ogni punto di vista, fulcro del film.
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