Abdul scostò la tunica per far intravedere, agganciata alla

cintura, una guaina che conteneva una lama ricurva, sormontata

da un’impugnatura in argento e pietre preziose.

«Be’, lasciamo perdere» disse Twain. «Allora, Abdul, me li

compri questi libri?»

«Giura che sono gli ultimi.»

«Lo giuro.»

Twain si accucciò per disporli sulla coperta che Abdul aveva

steso a terra.

«Cos’è questa macchia sul Moby Dick?»

«La mia scimmia ci ha spiaccicato sopra un fico.»

«Huck? E dov’è?»

«Stamattina è balzato dalla finestra. Aveva deciso di suicidarsi,

è atterrato dritto di testa.»

Abdul lo guardò fisso.

«Anche le scimmie cadono dagli alberi» disse Twain.

«Molto bene. Posso darti...»

«In dollari, Abdul.»

«Molto bene. Posso darti quattro dollari.»

«Cristo santo, guarda che sul Ventimila leghe c’è una dedica

autografa di Jules Verne. Tra tutti e due ne abbiamo a volontà,

di materiale per collezionisti.»

«Okay. Dieci dollari, allora?»

«Perché non quindici?»

«Affare fatto.»

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