Qualche tempo fa uno sceneggiatore televisivo, tale Seth Grahame-Smith, ha avuto un'idea originale e dalle grandi ambizioni: rivisitare in chiave horror un grande classico della letteratura.
Come i più sanno, quel che ne è risultato ha preso il titolo di Orgoglio, pregiudizio e zombie, e la matrice è stata, ovviamente, il vittoriano Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen.
Essenzialmente, il libro è composto da molte sezioni in tutto e per tutto simili all'originale, sezioni poi affiancate dagli inediti di Smith, che ha trasformato così il tutto in un parodia gotica. In poco tempo Orgoglio, pregiudizio e zombie ha scalato le vette di Amazon, divenendo un vero e proprio best-seller (anche se alcuni riscontri critici non sono stati positivi).
Sulla scia dell'idea, Amanda Grange, anch'essa autrice di numerosi romanzi ambientati nel mondo austeniano, ha deciso di rifarsi al trend e di proporre in una nuova prospettiva horror il romanzo austeniano: Mr.Darcy vampyre.
Adesso Elizabeth sta vivendo il periodo più felice della sua vita: infatti ha appena sposato l'amato Mr.Darcy. Tutto sembra filare liscio, ma poco dopo le nozze giunge una misteriosa missiva diretta a Mr.Darcy che sconvolge i piani della coppia: la luna di miele alla regione dei Laghi in Scozia viene disdetta, e i due dovranno intraprendere un viaggio in Europa, passando per Parigi, Venezia e, infine, Roma. Durante quest'arco di tempo, Elizabeth nota molte stranezze nel suo sposo, il quale sembra preda di uno strano turbamento, ma sopratutto dà alla compagna la sensazione di voler nascondere qualcosa...
Il romanzo, a partire dalla copertina, vorrebbe presentarsi come un vero e proprio horror, ma già dall'incipit la Grange si focalizza sul sentimentalismo dei personaggi femminili descrivendo le ansie e le paure derivate dalle tipiche situazioni amorose: vengono descritti i dilemmi della protagonista nello scorgere la riluttanza di Mr. Darcy, nonché i suoi strani comportamenti. L'autrice si dilunga sulla crisi esistenziale della protagonista, e questa scelta narrativa produce un effetto devastante sulla trama.
Tuttavia, il lato negativo risiede proprio in quegli elementi che dovrebbero conferire al libro la tinta horror. I riferimenti sono banali e scontati (Mr.Darcy non tiene specchi nelle proprie abitazioni, non esce di giorno, prova repulsione verso gli oggetti sacri, e suo zio si chiama Polidori!); non solo non sono rilevanti ai fini della trama, ma rendono il tutto molto prevedibile e privo di suspense.
Sentimentalismo struggente, lettere sdolcinate, riferimenti forzati all'opera della Austen (caratterizzazione dei persoaggi a parte, che risulta debole) strutturano un viaggio insipido e privo di spessore: alla fine del libro (ammesso che qualcuno abbia la volontà di andare fino in fondo) si ha la sensazione di aver letto un comunissimo romanzo rosa piuttosto che una rivisitazione horror di un grande classico.
A differenza di Orgoglio, pregiudizio e zombie, Amanda Grange fallisce dunque nell'intento di proporre un'inedita prospettiva del mondo austeniano, o perlomeno dal punto di vista gotico; l'autrice non era nuova a questo tipo di sperimentazione, e oltretutto proprio in riferimento alla Austen, forse è proprio questo a lasciare l'amaro in bocca...
2 commenti
Aggiungi un commento...in questa recensione trovo che ci sia un eccesso di ingenuità: davvero si può anche solamente pensare che un libro con "Darcy" in copertina voglia includersi nel filone horror?
Andiamo!!...anche la parodia zombie citata è ben lontana dal essere horror (a mio parere è anche un pessimo libro, ma va a gusti).
Dubito che la Grange volesse proporre qualcosa di "spaventoso", è più plausibile che cavalcando l'onda abbia deciso di proporre questa sfortunata fusione di generi, ma uno è Jane Austen e l'altro è la Mayer (non Stoker ).
Detto questo, non voglio assolutamente difendere il libro, ma volevo chiarire che non si può cercare in un libro un qualcosa che, per definizione di genere, non si potrà mai trovare.
Solo una piccola precisazione: "Orgoglio e pregiudizio" non è un romanzo vittoriano. Jane Austen morì nel 1817, due anni prima che la regina Vittoria nascesse e vent'anni prima della sua ascesa al trono.
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