– Non c’è niente di male, sa? – continuò la donna. – Sono io l’intrusa. Spiegherò tutto alla sua ragazza. Non siete ancora sopsati, vero? Non ha la fede.
– No, non siamo sposati, ma tra poco, forse...
– Non si preoccupi, se è un problema, posso sempre andare in hotel, anche subito – e dicendo ciò tentò d’alzarsi.
– No – la trattenne per una mano il ragazzo.
– Sì invece, non voglio che, per causa mia, abbia problemi con la sua ragazza.
Una porta s’aprì. Passi nel corridoio.
– Sono arrivato, Giorgio! Tutto bene?
Una bella voce d’uomo. La donna fissò il ragazzo, stava per dire qualcosa, quando comparve nel salone un distinto signore di mezz’età. Testa rasata, mascella pronunciata, pizzetto nero, pupille celesti. Meravigliato, il tipo si bloccò sulla soglia. Il suo sguardo mise a fuoco un intreccio di mani: la bianca e fragile di lei, le forti e timide di lui. Attimi di silenzio, pesanti come macigni. Infine, incapace di varcare la soglia, l’uomo disse:
– Disturbo?
Ancora silenzio. Quel silenzio. Il ragazzo batté le ciglia, lasciò cadere la mano bianca e disse: – È che...
– È arrivata tua cugina dal Canada. Vedo – concluse l’uomo entrando nel salone e gettando la valigetta su una poltrona.
– No.
– Ah, no?!... – riprese il tipo togliendosi il cappotto di lana nera. – L’ultima volta, ben due anni fa, è vero, m’hai detto che la ragazza semi nuda che tenevi nelle braccia era una tua cugina di New York. Questa, a giudicare dall’aria un po’ più selvatica, deve venire dal Canada, o sbaglio? – detto ciò si lasciò cadere sul divano, abbassò le palpebre e, massaggiandosi le tempie, sospirò: – home swit home...
– Marco, non fare il cretino! – s’alzò il ragazzo. – Non è affatto come credi. Ho trovato questa signora...
– Sul ciglio della strada, nuda, derubata e violentata da sette minatori che tornavano a casa, zappa in spalla, fischettando!
– Non erano sette e non erano minatori – disse la donna alzandosi, richiudendo per bene l’accappatoio. – Mi scusi, signore... – riprese con voce più calma – non se la prenda col suo... amico: è tutta colpa mia.
Il tipo s’alzò e uscì dal salotto.
– Non se ne vada! – fece la donna allungando d’istinto un braccio.
– Posso andare a pisciare, almeno? – disse il signore sulla soglia.
– Prego – rispose la donna sistemando una ciocca di capelli.
– Marco! – gli corse dietro il ragazzo.
Giorgio era bisessuale, anche se negli ultimi tempi s’era astenuto dalla tentazione per non far soffrire Marco. Ne avevano parlato per ore ed erano arrivati a questa conclusione: ognuno era libero di vivere i propri impulsi sessuali al di fuori della coppia, qualunque essi fossero, ma nel rispetto reciproco. Facile a dirsi, quasi impossibile da farsi. S’era trovato un tacito accordo: una scappatella di tanto in tanto, ma con discrezione e moderazione. Vale a dire, la solita ipocrisia. Mentre Marco indossava una tuta da ginnastica, Giorgio raccontava nei minimi dettagli come e dove aveva trovato quella signora.
– Ti pare che, se volevo inciuciare con una donna, lo facevo proprio qui e adesso?
C’era poco da ridire, aveva ragione. Marco l’abbracciò forte e disse: – Sono uno stupido. Mi perdoni?
Chiarita la faccenda, Marco, vale a dire, il signor Pelli, stimato dentista, si scusò con la signora.
– Non ricorda neanche il suo nome? – concluse con uno sguardo che si voleva pieno di commiserazione, mentre pensava: “Ok, è una brutta faccenda, ma proprio in casa nostra doveva atterrare questa disgraziata?”.
– Sono dispiaciuta di tutto questo... – rispose la donna con uno sguardo da cerbiatta ferita. – Chiamate pure la polizia – aggiunse coprendo il viso con le mani e iniziando a piangere.
Il signor Pelli sedette sul divano e diede un’occhiata eloquente a Giorgio.
– Proprio stasera che c’è l’RML! – uscì di bocca al ragazzo che voltò il capo e restò a fissare un dragone in porcellana, accanto a una foto in cornice d’argento di lui e Marco sulla muraglia cinese.
Marco aveva voluto comprare a tutti i costi quell’orrore. Avevano gusti molto differenti in fatto d’arredamento, barocco e kitsch il dentista, quanto sobrio e austero Giorgio. L’appartamento era un curioso ibrido delle due visioni. Il ragazzo tirò un sospiro; erano mesi che aspettava quella serata! Il pensiero gli corse all’armamentario comprato una settimana prima: cinghie con borchie e anelli, cappello con visiera, stivali, string, eccetera, il tutto rigorosamente in pelle nera e metallo. Allo Space Trans di Roma, il locale più hard d’Italia, quella notte c’era l’RML: “Raduno Mondiale Leather”. Erano le 11 e 5, c’era giusto il tempo di prepararsi e fiondarsi in macchina a Roma. Vivevano in un casolare a una sessantina di chilometri a nord della capitale.
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