C'era una volta una ragazza non bellissima rispetto alle altre, ma molto sensibile, che si innamorò follemente di un vampiro, ricambiata, e che era anche amata da un amico di sempre in grado di trasformarsi in animale… Sembra la trama di Twilight, stesso triangolo, stesso romanticismo per adolescenti, ma non è così: perché questa è la premessa di True Blood, serie che si inserisce (inevitabilmente) nella moda in voga dei vampiri, ma che si differenzia molto dalle opere di Stephenie Meyer e dagli omonimi film, e anche da altre serie culto del genere come Buffy e Angel.
Alan Ball, premio Oscar per la sceneggiatura di American Beauty, ritratto surreale e tragico dei sobborghi residenziali, e creatore del serial da riscoprire Six feet under, inno alla vita partendo dalla morte, con il suo True Blood non si può dire che non cavalchi una moda che rende. Ma Ball sceglie di farlo con un'angolatura diversa pur trattando di tematiche già viste, come l'amore tra un vampiro e una ragazza mortale, i vampiri visti come belli, dannati e irresistibili, le difficoltà di crescere ed essere se stessi.
True Blood, pur con un canovaccio in fondo abbastanza tradizionale, è arricchito da tematiche scomode, da scene esplicite sia di violenza che soprattutto di sesso, dalla rappresentazione di un mondo disperato come metafora della società contemporanea, soprattutto quella americana, nei suoi aspetti peggiori e più deviati: tutti elementi assenti da Twilight, ma anche da serie meno soft come Buffy e Angel.
Alla base di tutto c'è una serie di romanzi scritti dall'autrice Charlaine Harris, che spiccano in mezzo alla letteratura tra il romantico e l'horror ispirata ai vampiri per i toni decisamente realistici e crudi. La prima stagione di 12 episodi segue abbastanza fedelmente il primo romanzo della serie, in italiano Finché non cala il buio, mentre per la seconda stagione, sempre di 12 episodi, ci si ispira al romanzo successivo Morti viventi.
Gli stessi romanzi di Charlaine Harris sono già molto diversi e più adulti di Twilight: anche nei libri la storia di vampiri è un pretesto per immergere in un ambiente realistico, pieno di tragedie e problemi reali che normalmente venivano lasciate fuori dalle storie dei principi delle tenebre. Alan Ball ha certo apprezzato molto quest'aspetto e nella serie, che ha suscitato polemiche sia negli Stati Uniti che in Italia, non mancano le scene di stampo più adulto, considerate inadatte al pubblico di teen-ager a cui si pensava che fosse esclusivamente destinata.
In un futuro prossimo e praticamente molto simile al mondo di oggi (guerra in Iraq compresa) i vampiri, sempre esistiti di nascosto come temibili e affascinanti predatori, non sono più ufficialmente un pericolo per gli esseri umani perché è stato inventato un sostituto sintetico del sangue umano, il trueblood appunto, con cui possono saziarsi. Nel paesino immaginario di Bon Temps, nella profonda Louisiana, la cameriera Sookie Stackhouse, capace di leggere nel pensiero della gente, si innamora (ricambiata a sua volta) del vampiro Bill, suscitando le ire dei simili di entrambi, umani e vampiri, ed è amata in segreto da Sam, il suo capo, capace di trasformarsi in un cane. Da queste premesse, il tutto verrà complicato da personaggi umani e vampiri, da una serie di crimini, dalle evoluzioni di un mondo che continua a odiare i vampiri e chi si accompagna a loro, vampiri che dal canto loro non vedono di buon occhio gli umani se non come prede da assoggettare.
La storia di Bill, ex reduce della guerra civile che fa venire le lacrime agli occhi agli anziani di Bon Temps quando racconta l'ultima carica del suo reggimento secessionista, e di Sookie, è indubbiamente molto romantica, ma i due si danno molto più da fare che i casti Edward e Bella, e non hanno le remore morali e le paure di Buffy ed Angel.
L'atmosfera che li circonda è quella della profonda e torbida provincia americana, dove il sesso più o meno illecito è l'attività principale di una popolazione che vive spesso senza grandi scopi, se non momenti di follia e di violenza, tra paludi e caldo appiccicoso. Del resto Sookie ed Edward sono ancora casti, se paragonati ad altri personaggi, come il sex addict per eccellenza, il fratello di Sookie, Jason, per certi versi uno dei personaggi più buffi del telefilm, al quale sono legate alcune delle situazioni paradossali e comiche di una serie che per lo più non è comica.
Non manca un personaggio gay, anche se Lafayette, collega di Sookie, afroamericano e spacciatore della nuova droga, il sangue di vampiri, è decisamente più una macchietta che un protagonista come poteva essere David Fisher in Six feet under o come erano, per rimanere in ambito delle serie vampiresche, Willow e Tara in Buffy.
In una serie ambientata nel Sud degli Stati Uniti non può mancare la tematica razziale, ma la minoranza che in questo mondo postmoderno e molto contemporaneo crea disagi non è più quella di colore, ma i vampiri, contro i quali ritroviamo le stesse invettive che nella vita reale l'estrema destra lancia contro gli omosessuali e i musulmani. A scagliarsi contro i vampiri, giudicati pericolosi per l'integrità morale e fisica del popolo americano è la setta della Compagnia del Sole, che diventa centrale nella vicenda del telefilm dalla seconda stagione in avanti, irretendo anche Jason Stackhouse. La Compagnia del Sole ricorda peraltro molto tante realtà religiose parasettarie e parapolitiche della profonda provincia statunitense, dove non esiste crisi economica perché non c'è mai stato sviluppo, e quindi la povertà senza soluzioni di uscita (se non andare a combattere in Medio Oriente) è all'ordine del giorno.
Del resto, i titoli di testa di True Blood, creati dallo studio Digital Kitchen sulle note della ballata country Bad things di Jace Everett, mettono in luce un mondo senza speranza, in cui l'integralismo, soprattutto religioso, è un elemento irrinunciabile della vita delle persone di tutte le età. E i vampiri e le altre creature fantastiche presenti nella serie non riescono ad allontanare il realismo tragico e spesso squallido di un mondo in cui una delle due sottotrame è incentrata sulla madre di Tara, la migliore amica di Sookie, donna di colore superstiziosa che, convinta di essere posseduta con la figlia da un demone, si rovinerà economicamente con una presunta sacerdotessa vudù che di giorno svolge la prosaica professione di commessa in un drugstore.
Alan Ball, rispetto ad altri suoi colleghi, immerge l'universo fantastico dei vampiri in un mondo talmente realistico da sembrare surreale: certo, non rinnega comunque il glamour e la carica sexy dei vampiri, con luoghi comuni tipici dall'immaginario, come il vampiro antico e bellissimo rivale dell'eroe, il branco di predatori che insidiano l'eroina, la fanciulla timida vampirizzata che diventa un'assatanata piena di vizi, ma siamo comunque in un mondo molto distante da quello di altre serie tv viste in questi anni.
Un mondo appiccicoso di vizi reali, senza speranze, in cui l'economia non si è più alzata da quella guerra che fa commuovere la povera nonna di Sookie (una delle vittime della prima stagione di un assassino molto poco sovrannaturale) e i suoi amici. Un mondo in cui occorre andare a combattere in Iraq per fare su un po' di soldi e riscattare se stessi dal destino di "straccioni bianchi" (come dicevano i neri di Rossella in Via col vento) a cui intere generazioni sembrano condannate, salvo poi tornare con la mente sconvolta e fare cose terribili ai propri simili e ai vampiri.
Se si vuole dare un'altra possibilità alle storie di vampiri, oltre a melensaggini e intrecci adolescenziali o storie eroiche di succhiatori diventati paladini del bene e di cacciatrici, True Blood può essere senz'altro un prodotto interessante, sia nei romanzi, editi da Delos Books in edizione normale e da Fazi in edizione economica, sia nelle serie tv.
Alan Ball ha annunciato di recente che ci sarà almeno ancora una stagione, oltre la terza in onda adesso negli States, dopo prima e seconda viste anche in Italia. Le prime due stagioni sono disponibili già in dvd per il mercato anglosassone e di prossima uscita anche da noi, mentre non è noto se sarà possibile una visione su un canale in chiaro sugli schermi televisivi, a causa dei contenuti che hanno già creato scalpore sul canale satellitare Fox.
Un po' lento in partenza, True Blood ingrana poi bene, senza paura di essere scabroso, scomodo, crudele, mentre trasporta lo spettatore in un mondo senza pietà, dove però l'amore tra un vampiro e un'umana, umorale, appassionato, passionale, diventa l'unica cosa vera e bella pur nella sua cruda sensualità. Un mondo che mostra in filigrana quello reale, e dove i vampiri sono la metafora di ogni inferno umano, ma anche di ogni paradiso dove si vorrebbe vivere e al quale si vorrebbe aspirare.
3 commenti
Aggiungi un commentoArticolo inutile e ripetitivo: i temi che introduce, anzi il tema, poteva essere risolto in 20 righe... True Blood ha una complessità di ben altra qualità che nn la critica sociologica qui esposta. Mah....
Perchè non ce la esponi tu?
A me questo articolo invece è piaciuto.
La sua autrice ha scritto quel che penso anche io su True Blood.
Questa serie è unica nel suo genere, finalmente! Non se ne poteva più di vampiri casti e depressi.
Personalmente mi piace che i personaggi non siano:
a)ricchi o benestanti
b)adolescenti
c)tutti etero
d)stereotipati
Non sono d'accordo su Lafayette, magari all'inizio poteva sembrare una macchietta (al tempo della pubblicazione di questo articolo), ma adesso ha assunto anche lui uno spessore.
Devo dire che True Blood mi ha stupita, e la ritengo attualmente la mia serie preferita.
Complimenti per l'articolo!
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