Nella vita è gia accaduto. E' accaduto spesso che le grandi trovate arrivassero per caso, dove la povertà dei mezzi aguzzava l'ingegno. Così nel cinema. Se pensiamo a La Notte dei morti viventi di George Romero, al low budget, ai fine settimana dedicati alle riprese, ai film di Roger Corman, o alla Strega di Blair, è impossibile non accostare il pensiero all'opera prima di Oren Peli. Basso budget, piccola troupe e una settimana di riprese... in casa sua.
Così, a pochi giorni dal grande debutto italiano, entriamo nel mondo horror di Oren Peli, l'ultimo acquisto di casa Hollywood che con il suo Paranormal Activity è tornato a far sbrillucciacare il lato oscuro della cinematografia, sia economicamente (con ben 107milioni di dollari incassati a fronte dei 15000 spesi), sia artisticamente con un idea piacevole e brillante che tiene l'ansia a livelli prossimi solo a REC e 28 Settimane dopo
Rumori nella notte, strani ticchettii sulle pareti, silenzi insopportabili e botti improvvisi per tentare "di suscitare nella gente la paura di stare a casa, nella propria camera da letto", così come Lo Squalo creò il panico da tuffo in acque profonde nei fruitori e La Strega di Blair fece razzia di avventurieri della domenica. Insomma, roba da "sociologia dei mass media".
Già, ma questa volta di che cosa dovremmo avere paura? "Il punto cardine del film - afferma il regista - nasce dalla domanda: 'cosa succede durante la notte, quando sei vulnerabile e indifeso? Vedete, a prescindere da quanto potevi essere forte nei tempi antichi, nel cuore della notte potevi essere attaccato senza avere la possibilità di reagire. Oggi le case sono più sicure, ma se cosi non fosse? Se ancora oggi non potessi difenderti? E' questo che secondo me tocca la sensibilità delle persone. Ed è questo che mi premeva raccontare. Ovviamente l'horror è stata una naturale conseguenza dell'idea."
Ma come si riesce a stupire ancora il pubblico... A dieci anni da The Blair Witch Project?
"Noi non volevamo vendere il film come se fosse un documentario reale, tratto da una storia vera - interviene Steven Schneider, produttore del film - quello che conta è che il pubblico poi nel contesto della visione abbia l'illusione che ciò che accade ai perosnaggi sia reale. Ed è proprio questa la forza del film e del lavoro di Oren".
Si è passati così a scaldare l'ambiente fino al cruciale appuntamento con la questione remake, il finale del film (il cui originale è diverso da quello che vedremo in sala), e il futuro del regista.
Per quanto riguarda la prima ipotesi, negli ultimi tempi si vociferava di un possibile reeboot spielberghiano con Oren Peli al timone e l'aggiunta di qualche migliaio di dollari in più "che - precisa il regista - avrebbero ridotto l'elemento realtà e fatto perdere valore a questo aspetto fondamentale di naturalezza lontana dalla ricchezza hollywoodiana." Così, dopo qualche proiezione con il pubblico e la presa visione del lavoro originale da parte di Spielberg si è deciso di cambiare il solo finale, elemento di pregevolezza e cardine di ogni opera cinematografica.
Chi lo vedrà (o l'ha visto) piratato su internet vedrà molto probabilmente un finale diverso da quello finito nelle sale. Il film su internet infatti è l'originale di Oren Peli (che ovviamente non dovrebbe esserci), mentre nelle sale ci sarà quello con gli ultimi minuti proposti al regista da Steven Spielberg. Quali dei due è migliore? Be', a conti fatti sembra che la dritta di Spielberg sia stata la migliore.
A conclusione della vicenda, molto più lunga di questo breve articolo, non poteva di certo mancare una domanda su Area 51, il prossimo film del regista, su cui però non si sbilancia: "Cosa penso degli Alieni? Lo saprete al cinema".
"La nostra politica - intercede il produttore - è quella di non parlare di progetti in fase di realizzazione se non in fase di ultimazione del film - taglia corto Schneider - così come preferiremmo non aggiungiere nulla sulla questione Paranormal Activity 2 (che vi invitiamo a leggere) se non l'augurio di poter lavorare in futuro con il regista Kevin Greutert".
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