Ogni anno, intorno a questo periodo, ritroviamo vecchi appuntamenti: le foglie cadono dagli alberi, la Rai ricomincia a trasmettere ER e nelle edicole spunta il dylandoggone, l'albo gigante di 236 pagine che la Bonelli ci offre da ben tredici anni.

Questa volta il duo all'opera è composta da Paola Barbato ai testi e Giancarlo Alessandrini ai disegni per una storia intitolata Il senza nome.

Dal comunicato della casa editrice apprendiamo che questa volta l'indagatore dell'incubo se la deve vedere con una singolare specie di fantasma: Ungenannt, ovvero il "Senza Nome". Si tratta di uno spirito da troppi anni dimenticato, alla perenne ricerca della sua identità, ormai folle di rabbia per non essere ricordato da nessuno. Con il tempo ha imparato come impadronirsi di organismi viventi, portando devastazione e pazzia nei corpi che invade. Nessuno è mai sopravissuto alla possessione di un Ungenannt. Anche un "esperto del mestiere" come Dylan Dog rischia di sperimentare a sue spese che la morte non è sempre la fine di tutto. anzi, per qualcuno, è solo l'inizio di un'infinita odissea nella solitudine!

La trama in realtà funge da cornice e pretesto per uno strano esperimento: cosa succederebbe se l'indagatore dell'incubo si stufasse del suo lavoro?

Nelle prime pagine vediamo infatti un Dylan Dog amareggiato e voglioso di cambiare vita dopo una tragica seduta spiritica: ecco quindi il nostro alle prese con i mestieri più svariati in vari quadretti che si risolvono in mini storie indipendeti l'una dall'altra e, come al solito, ricche di citazioni.

Fra tutte le vicende presentate vogliamo segnalare quella che a nostro modo di vedere è la più riuscita e che vede Dylan commesso in una strana sartoria, alle dipendenze di cinque sorelle perennemente in lutto. La storia è un (spero...) dichiarato omaggio a un classico della narrativa soprannaturale, Brucia Strega Brucia di Abraham Merritt di cui ricordiamo con piacere sia l'edizione Nord del 1971 sia il film che Tod Browning trasse liberamente da questo romanzo, The Devil Doll del 1936.

La sceneggiatura della Barbato, autrice che ha dimostrato notevole padronanza del mezzo e dei personaggi, è qui sfilacciata e frammentaria e risente probabilmente del notevole impegno richiesto dalle 236 pagine mentre i disegni di Giancarlo Alessandrini sono come sempre magistrali e ricchi di espressività anche se i lettori più attenti troveranno il suo stile ormai legato a doppio filo con Martin Mystère e quindi leggermente fuori luogo sulle pagine dylaniate, pur creando atmosfere spesso intriganti e cariche di suggestioni.

Dylan Dog Albo gigante n. 13 Il Senza Nome

Testi di Paola Barbato, disegni di Giancarlo Alessandrini, copertina di Angelo Stano Bonelli Editore, 236 pagine, b/n 5,40 euro