Tommaso Landolfi scrisse una volta che un mondo senza fantasmi sarebbe inabitabile e Ferdinando Amigoni, docente di storia della critica letteraria a Bologna, non poteva scegliere motto migliore in coda al suo saggio, Fantasmi nel Novecento, uscito per Bollati e Boringhieri.
Amigoni sceglie di occuparsi di autori quali Alberto Savinio, Anna Maria Ortese, Tommaso Landolfi e Antonio Tabucchi prendendo in esame un novelliere che parte dagli anni venti del Novecento fino a fine secolo e che, per ricchezza di temi e qualità delle prove si colloca immediatamente dietro l’opera di maestri indiscussi quali Borges o Cortàzar.
L’autore percorre un sentiero interessante, fra case infestate (ma meglio sarebbe dire “ispirate”) e statue che si animano improvvisamente identificando infine il concetto più importante e centrale: il fantastico esiste solo laddove sia minimo lo scarto dal verosimile. E’ così infatti che nasce il perturbante, l’Unheimliche freudiano che impedisce il passaggio alla fiaba e al “meraviglioso”.
Di rilievo il primo capitolo nel quale Amigoni ha il coraggio di partire da La letteratura fantastica di Todorov per giungere a smentirne alcune conclusioni.
In un mercato che annovera molti studi e saggi su alcuni importanti autori di lingua anglosassone questo volume dedicato all’analisi di una via tutta italiana al fantastico rappresenta sicuramente un importante boccata d’aria.
Fantasmi nel Novecento di Ferdinando Amigoni
157 pag., Euro 18,00 – Edizioni Bollati Boringhieri (Saggi. Arte e letteratura)
ISBN: 88-339-1521-2
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