La UTET ripropone ai lettori, in una nuova traduzione integrale, il capolavoro di Charles Robert Maturin dal titolo Melmoth l’Errante (Melmoth the Wanderer) inoltre il volume contiene anche l’omaggio di un grande estimatore di questo scrittore, Honorè de Balzac che scrisse il racconto Melmoth riconciliato (Melmoth reconcilié).
Charles Robert Maturin (1782 – 1824) era nato a Dublino, era un pastore protestante. Le sue prime opere le pubblicò con lo pseudonimo di Dennis Jasper Murphy, ma non ebbero successo. Successo che invece arrivò proprio con il romanzo Melmoth the Wanderer, nel 1820.
Il protagonista, una sorta di ebreo errante, è lo studente John Melmoth che vende la sua anima al demonio in cambio di altri cento anni di vita; durante questi cento anni, Melmoth va alla ricerca di qualcuno che possa liberarlo dal vincolo con Satana ed i suoi viaggi sono il pretesto per aprire numerose altre parentesi e storie parallele.
Melmoth non è soltanto il piú alto esempio del romanzo nero, non è solo una diabolica storia d'amore, un tessuto di avventure, di passioni, di sadiche crudeltà, ma è una rappresentazione del male come la forza attraverso la quale si trasforma e si organizza l'umanità.
L’opera di Maturin inflenzò molti altri scrittori in epoche successive come Scott, Stevenson, Baudelaire e Poe per arrivare poi fino a un personaggio che è un caposaldo della letteratura gialla: Arthur Conan Doyle.
Ricordiamo due precedenti edizioni del romanzo: nella collana Il Pesanervi (Bompiani, 1968) e nella collana Edgarclassici (Interno Giallo, 1991).
un brano del romanzo:
La sala piombò in un silenzio inorridito, poi dalla folla si levò il grido “Prendete l’assassino!” e Melmoth venne circondato.
Non cercò di difendersi. Indietreggiò di qualche passo e rinfoderando la spada allontanò la gente con le braccia: questo movimento mostrava un’energia più potente di qualsiasi forza fisica ed ebbe l’effetto di inchiodare ogni spettatore al suo posto.
La luce delle torce, tenute in alto dai domestici spaventati, gli illuminò il viso e qualche voce sgomenta esclamò: “Melmoth l’Errante!”.
la “quarta”:
Il riconosciuto capolavoro del romanzo “nero”. Uno dei migliori “horror” inglesi dell’inizio dell’Ottocento di cui questa è la prima traduzione integrale.
Melmoth ha fatto un patto col diavolo: in cambio dell’anima ottiene il prolungamento della vita. E se riuscirà a trovare chi condivida la sua sorte eviterà la dannazione.
Il patto risale al XVII secolo e in una serie di episodi, generazione per generazione, Melmoth ottiene solo rifiuti: anche il prigioniero di un manicomio, anche una vittima dell’inquisizione, nessuno accetta il suo patto. Un altro filo conduttore è rappresentato dai suoi amori con la giovanissima Isadora (la sposerà per mezzo di uno spettro e ne ucciderà in duello il fratello...). La ricchezza di scene di terrore e di raccapriccio ancora oggi sconvolgenti, ha contribuito a farlo diventare un autentico bestseller internazionale. Dimostrazione ne è il racconto di Balzac, Melmoth riconciliato, che costituisce quello che in termini cinematografici è un “sequel”.
Nella classica ambientazione del mondo finanziario parigino (la Casa Nucingen), un cassiere disonesto che sta per fare un grosso ultimo colpo per poi fuggire, viene sorpreso dall’arrivo di un inquietante personaggio: John Melmoth che gli propone l’ormai consueto patto. Il cassiere accetta ma dopo una breve ebbrezza si accorge di aver fatto un pessimo affare e torna a cercare Melmoth ma scopre che, riconquistata l’anima, è morto santamente riconciliato con Dio. Non gli resta quindi che cercare una nuova vittima: la troverà nel banchiere Claperon, minacciato dal fallimento...
Melmoth l’Errante di Charles Robert Maturin (Melmoth the Wanderer, a cura di Flavio Santi, UTET, collana Letterature UTET, pagg. 791, euro 20,00)
ISBN 978-880208019-2
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