Un'ostetrica londinese (Naomi Watts) entra in possesso del diario di una giovane ragazza russa, morta a 14 anni mentre dà alla luce il proprio figlio. Con lo scopo di trovare la famiglia d'origine del bambino, la donna comincia a tradurre il diario. Ben presto, lei e i suoi cari si troveranno invischiati negli affari della mafia russa.
A un paio d'anni di distanza dall'uscita in sala del buon A history of violence, David Cronenberg torna sul grande schermo, continuando il suo sodalizio con Viggo Mortensen, senza però riuscire a convincere del tutto.
La promessa dell'assassino di per sé risulta un buon film: una sceneggiatura solida sorregge bene una storia dai forti risvolti sociali, in cui viene sottolineata la sofferenza provata dagli emigranti che lasciano la propria terra con la speranza di un'esistenza migliore.
Purtroppo però tutto finisce qui. Mortensen si riesce a distinguere anche nell'interpretazione di un personaggio privo di risvolti di particolare interesse. Stesso discorso vale per Naomi Watts, che, per quanto brava, non riesce a dare spessore a una levatrice coraggiosa ma piuttosto anonima. Il plauso maggiore va Armin Mueller-Stahl, in grado di conferire una buona profondità a un capo-famiglia che fa della cortesia l'arma di maggiore crudeltà.
Insomma, dove il cast svolge un lavoro degno dei grandi nomi di cui è composto, è Cronenberg a non riuscire a dare rilievo alla sua pellicola. L'esperienza del canadese c'è e si vede, dato che sul piano tecnico il film è sostanzialmente ineccepibile. Ma un regista come Cronenberg, che è riuscito in passato a realizzare capolavori introspettivi come La mosca, Inseparabili o Madame Butterfly, è in grado di dare molto più che una buona storia con un pizzico di critica sociale.
A conti fatti, La promessa dell'assassino è un film piacevole da guardare, che presenta alcune scene di notevole fattura e che, nonostante tutto, non scade mai nel banale; purtroppo manca di un coinvolgimento costante lungo la visione, alla fine della quale si ha la sensazione di essere rimasti un po' a bocca asciutta.
5 commenti
Aggiungi un commentoSì, in effetti mi aspettavo molto di più da questo film. Le caratterizzazioni sono scadenti, Mortensen incluso. Salverei solo Cassel. Il filo della narrazione scorre ma, ed ecco secondo me il guaio principale, MANCA LA SUSPENSE (cosa che in un thriller è inaccettabile, in quanto cancella la sua ragione d'essere). La scena finale della sauna, poi, anticipata dallo stesso Cronenberg (che si è troppe volte auto-incensato durante la pre-produzione) come un momento che sarebbe rimasto nella storia del cinema alla pari della "doccia di Psycho" lascia perplessi e con in testa un "Tutto qui?". A che servono tutte le splatterate negli occhi e nella pancia se, tanto, prima non ci hai fatti stare col fiato sospeso, David?
A mio avviso Eastern Promises non è un thriller e non voleva esserlo nemmeno nelle intenzioni.
E' un film sui generis.
Voto al film: 4 su 5.
Voto alla recensione di Alamia: 1.
Mi trovo d'accordo con Michael. Definire La promessa dell'assassino semplicemente un thriller è riduttivo. Ci sono molti generi frullati dentro: il thriller c'è, ovvio, (nell'indagine della protagonista), ma abbiamo un'abbondante trasbordamento nel drammatico (la tematica dello sfruttamento della prostituzione), nel gangsteristico (la salita al potere dell'autista del boss) e un pò di action violento. E' un film sui generis, appunto!
Anche per me un 4su5 meritatissimo!
Condivido in toto.
Credo che Cronenberg volesse realizzare qualcosa di più intimista e drammatico, come a parer mio ha fatto.
Al di là delle etichette che ognuno voglia dare (thriller o film sui generis ecc.) le cose dalmio punto di vista non cambiano: quello di Cronenberg non è un brutto film, però non è sinceramente granchè, ne come thriller ne come altro. Un regista del suo livello non può limitarsi a un film tecnicamente ben fatto; penso proprio per questo che Eastern Promises sarà comunque uno dei film che verranno ricordati meno del curriculum del regista: un film assolutamente anonimo e che a me, che mi ritengo un ammiratore e un estimatore di Cronenberg, non ha lasciato assolutamente nulla. Oggi, se ci ripenso, per me è quasi come non averlo visto, mentre altri suoi film mi hanno lasciato un segno indelebile... è una cosa che non si può ignorare.
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