La notte in cui Evelyn uscì dalla tomba
Sir Alan Cunnigham era stato ricoverato in una clinica pischiatrica dopo aver ucciso la moglie per averla scoperta con un altro uomo. Ormai quasi completamente guarito dall'ossessione del tragico evento, Cunnigham viene rilasciato. Non appena in libertà va alla ricerca di prostitute dai capelli rossi come la defunta consorte, adescandole con laute somme di denaro, per poi ucciderle nei suoi perversi giochi sessuali in preda a una pazzia non ancora sanata completamente. Familiari e amici si rendono conto che sir Alan non è del tutto guarito e lo spingono a trovare uno moglie che non abbia i capelli rossi per poter finalmente rinsavire. Dopo una lunga ricerca, Alan finalmente si innamora e si sposa, ma non sa che sua moglie Evelyn è ancora in cerca di vendetta.
La dama rossa uccide sette volte
Eveline e Kitty vivono insieme al nonno Tobias nel grande maniero dei Wildenbruch. Tobias un giorno decide di raccontare alle sue due nipotine la storia celata dietro al quadro raffigurante la dama rossa e la dama nera. La leggenda narra che le due dame fossero sorelle e che la dama rossa si prendesse gioco della dama nera. Quest'ultima, dopo anni di sopprusi sopportati in silenzio, una notte uccise la sorella colpendola sette volte con uno stiletto. La dama rossa tornò dall'aldilà e, dopo aver mietuto sei vittime, assassinò infine la dama nera, compiendo la vendetta definitiva. Ogni cento anni, presso il castello, la storia inesorabilmente si ripete. Kitty ed Eveline sono due bambine vivaci e litigano in continuazione. Crescendo la situazione tra le due non migliora fino a che un giorno Kitty, durante un litigio particolarmente acceso, per sbaglio uccide Eveline. Il nonno, la sorella acquisita Franziska e il compagno di questa, la aiutano a nascondere il cadavere di Eveline e a occultare l'accaduto. Poco dopo però, la dama rossa tornerà a uccidere.
Due cult imperdibili per gli amanti del cinema giallo/horror all'italiana degli anni settanta diretti in maniera ottima dal nostro Emilio Miraglia. I due film sono quasi la copia l'uno dell'altro, anche se un tocco di fascino in più risiede indubbiamente nel personaggio della dama rossa. Entrambi narrano di una serie di delitti compiuti dietro un alone soprannaturale, ma che alla fine si rivelano dovuti a macchinosi complotti di menti diaboliche in carne e ossa. La struttura finale è quindi una via di mezzo tra l'horror e il giallo all'italiana, in cui gli spettri che ossessionano i personaggi delle rispettive pellicole finiscono per rivelarsi solo suggestioni sfruttate da personaggi meschini. L'occhio della cinepresa è volendo quello dello psichiatra, teso a dimostrare come la mente umana possa giocare un ruolo fondamentale nel modificare la percezione della realtà. Ci si trova quindi di fronte a un punto di vista puramente razionalista, in cui non c'é spazio per sette sataniche, magia nera e fantasmi, dove invece é l'uomo che, nella sua perversione, può essere in grado di sfruttare le debolezze altrui per i propri scopi. In definitiva si tratta di una questione di sistema limbico, la dimostrazione che la sfera emotivo-istintiva ha un ruolo fondamentale nella creazione del microuniverso personale del singolo individuo e, conseguentemente, delle sue interrelazioni con l'ambiente esterno.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, Miraglia, come già accennato, dimostra di essere un regista talentuoso, prodigando momenti di buona tensione alternati scene più rilassate, tra le quali non mancano le esibizioni di formose e disinibite donzelle (tra cui la splendida Barbara Bouchet), senza mai scadere nella volgarità. L'ambientazione seventies é impreziosita in entrambi i casi da antichi manieri circondati da grandi parchi, costituendo una scenografia a tratti vintage, a tratti da fiaba gotica, unite in una saggia commistione. Decisamente sopra la media anche le interpretazioni con attori sempre a loro agio nei rispettivi personaggi, ben delineati nella maggior parte dei loro aspetti. Una particolare lode va alla colonna sonora della "dama rossa" che contribuisce alla creazione della giusta atmosfera fin dai titoli di testa. Le luci nei due film sono organizzate in modi molto diversi: un fotografia più pesante, scura e marcata si ha per "La notte in cui Evelyn uscì dalla tomba", luminosa e innovativa (almeno per il tempo) per "La dama rossa". Anche se in entrambi i casi risulta efficaci, un punto in più lo prende anche in questo caso l'opera più recente. Il neo principale per entrambi i lavori risiede nel finale, di certo non sbrigativo ma troppo macchinoso: probabilmente si sarebbe potuta trovare una soluzione più semplice per entrambi nella stessa direzione.
In conclusione, due film da riscoprire, quasi del tutto ignorati dalle nostre parti ma certamente degni dell'operazione che la Noshame gli ha giustamente dedicato. Approfittatene finché siete in tempo.
Valutazione tecnica
Abbondanti e di ottima qualità. Oltre alla pregevolissima action figures riproducente la dama rossa nella scena cult del film, sono da rilevare il booklet, ricco delle biografie del regista e del cast, e le due cartoline delle locandine dei due film. All'interno del disco ottico spiccano le interviste a Erica Blanc, Lorenzo Baraldi e Marino Masè, che nell'insieme durano circa 80 min. mentre per la Bouchet è presente solo un'intervista di repertorio della durata di meno di un minuto. Nel complesso un prodotto d altissima qualità a un prezzo molto contenuto. Pur essendo una limited edition (imperdibile per i collezionisti), il cofanetto risulta essere molto appetibile anche per l'amatore medio.
Extra
Ottimo il lavoro effettuato dalla Noshame che ripropone i due film in una versione rimasterizzata digitalmente in alta definizione dal negativo originale. Il video, praticamente perfetto, è proposto in formato widescreen 2.35:1, mentre l'audio è in formato mono si fa comunque valere. Le lingue presenti sono italiano e inglese, cosiccome i sottotitoli.
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