"I custodi della bestia", o per renderla più accattivante "I guardiani del diavolo", è la traduzione del titolo di questa interessante operazione indipendente condotta dal regista friulano Lorenzo Bianchini, che giunge così al suo secondo lungometraggio.
Un attempato restauratore si imbatte casualmente in alcune vecchie foto. Le riproduzioni sembrano avere qualcosa a che fare col suo ultimo lavoro, il restauro di un antico affresco presso una chiesetta della zona. L'uomo comincia a investigare sul mistero fino a scoprire un'agghiacciante verità. Munito di prove incontestabili in grado di dimostrare la sorprendente scoperta, l'anziano professore decide di mettere al corrente di tutto un giovane e fidato giornalista. La sera stessa dell'incontro, proprio mentre il colloquio tra i due sta avendo luogo nello studio del docente, questi riceve un'inattesa visita dopo la quale sparisce misteriosamente. Toccherà al giovane reporter cercare di riportare alla luce il segreto celato dietro al misterioso affresco.
Realizzato grazie al contributo della provincia di Udine, Custodes Bestiae rappresenta di certo una delle più interessanti proposte provenienti dall'indipendente nostrano. Nonostante l'importante apporto da parte della provincia, il budget a disposizione di Bianchini è stato comunque irrisorio, costringendolo ad effettuare qualche scelta dolorosa. La prima su tutte è stata il dover optare per il digitale, metodo molto vantaggioso dal punto di vista economico, ma gravoso da quello stilistico. Il digitale risulta difficilmente gestibile soprattutto per quanto riguarda la fotografia e inoltre tende a rendere le immagini troppo omogenee, perdendo quindi incisività e diventando a tratti quasi fastidioso. Sempre per motivi economici, il regista è stato inoltre costretto a non mostrare le scene di sangue, a volte in maniera talmente brusca e repentina da interrompere la tensione come un coitus interruptus.
Dal punto di vista tecnico, comunque, il film raggiunge buoni risultati. La ricchezza di citazioni lo rende quasi un tributo ai classici di genere, primo su tutti La casa dalle finestre che ridono seguito a ruota da Rosemary's Baby. Le interpretazioni risultano sopra la media per un film indipendente, abbastanza per rimuovere, almeno in parte, la sensazione di trovarsi di fronte a una fiction all'italiana (cosa cui contribuisce ancora il digitale).
Il buon risultato viene inoltre catalizzato anche dalle qualità registiche di Bianchini, che si dimostra un giovane talentuoso, riuscendo, nonostante le difficoltà, a procurare addirittura qualche salto dalla sedia e un buon livello generale di tensione.
La storia, non orignale ma avvincente, riesce a non annoiare, anche se forse una durata leggermente inferiore sarebbe stata apprezzabile. La scelta del dialetto friulano, infine, non risulta sbagliata anche se, nel tentativo di ricreare un'atmosfera "folkloristica" nel quadro generale dell'opera, non riesce ad aggiungere alcun valore al film come invece dovrebbe.
Insomma, non di certo un film eccellente, ma da cui non si poteva chiedere di più dati i mezzi a disposizione. Speriamo che Bianchini possa continuare a crescere e avere, in futuro, la possibilità di lavorare con più risorse disponibili.
Valutazione tecnica
Video in digitale in formato Letterbox 1.85:1. Audio in Italiano e Friulano, sottotitolato nelle parti parlate nel dialetto.
Extra
Inaspettamente abbondanti per un'edizione di stampo indipendente. Oltre ai trailer dei film di Bianchini, nell'edizione figurano un'intervista a Dardano Sacchetti, il simpatico "Making of" da guardare rigorosamente dopo aver visionato il film, e lo splendido cortometraggio "Paura Dentro" che per certi versi stupisce anche più di Custodes Bestiae stesso. La qualità principale del corto risiede nella sua capacità, davvero ammirevole, di angosciare profondamente in un solo quarto d'ora.
L'edizione è quindi molto ricca e molto vantaggiosa dal punto di vista qualità/prezzo. Vivamente consigliata.
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