Il giovane Rob lavora per un’impresa che si occupa di sgomberare le strade dai cadaveri degli eventuali incidenti. La sua seppur squallida professione gli permette tanto di procurarsi il pane quotidiano, quanto di alimentare il suo hobby principale: quello di conservare in paraffina parti umane (raccolte di soppiatto durante i turni di lavoro). La fortuna vuole che un giorno Rob abbia l’occasione di portare a casa per la sua dolce metà, Betty, con la quale condivide la stessa macabra passione, un cadavere completo seppur in avanzato stato di decomposizione. L’eccitazione per i due sarà così dirompente da indurli ad avere la sera stessa un intenso menage-a-trois con il nuovo compagno.

La bella vita per Rob durerà poco: il suo comportamento al lavoro non piace ai colleghi, i quali riporteranno ripetutamente note negative al superiore fino a farlo licenziare. Questa notizia piacerà poco anche a Betty, la quale lo abbandonerà con il gattino che lui le aveva comperato in regalo, ma portandosi via il nuovo cadaverico amante.

L’iniziale ira di Rob si trasformerà presto in disperazione e poi in una profonda depressione che il giovane proverà a colmare in tutti i modi senza alcun risultato, sfociando nel tragico e pirotecnico finale.

Uno dei film amatoriali dal più grande successo in assoluto, girato con un budget praticamente nullo e un cast costituito da un manipolo di amici del regista, Nekromantik è una delle opere cinematografiche autoprodotte più riuscite della storia. In pochissimi, contando anche registi con budget molto più rilevanti a disposizione, sono riusciti a ricreare un senso di perturbamento e di disturbamento elevati quanto in Nekromantik. Nel bene e nel male, l’opera è ancora oggi, dopo un quarto di secolo, al centro dell’attenzione degli appassionati, ritenuta da alcuni un capolavoro, da altri pura spazzatura.

È possibile ricongiungere Nekromantik con la letteratura tedesca ottocentesca, ad esempio col racconto “L’uomo della sabbia” di E.T.A. Hoffmann, nel quale viene trattata la relazione amorosa tra il giovane Nathaniel e una bambola meccanica. Passato un secolo e due guerre mondiali, il panorama horror tedesco porta come stendardo il tema dell’amore per il non vivente, ribadendone la potenza e l’enorme efficacia.

L’amore per il non vivente in Nekromantik rappresenta infatti il maggior elemento di perturbamento Freudiano, generato dall’illusione che il cadavere del film sia una creatura viva. Quello che fa Buttgereitt è ingannare il nostro inconscio, facendogli credere che il cadavere, che la nostra coscienza sa essere inanimato, sia in realtà vivo, esattamente come Hoffmann aveva fatto, secondo Freud, nell’Uomo della Sabbia. Da questo contrasto tra conscio e inconscio genera il senso di perturbamento freudiano. La differenza col racconto di Hoffmann sta nel protagonista: mentre Nathaniel credeva veramente che la bambola fosse viva (dando quindi uno spunto quasi ironico alla vicenda), in Nekromantik Rob sa perfettamente che quello che ha di fronte è un cadavere: è quindi l’inconscio che ha “ragione sulla ragione”, amplificando enormemente il senso di perturbamento e facendo crollare in toto le “ragioni della ragione”. C’è da sottolineare, inoltre, come non sia solo il rapporto erotico vero e proprio a generare questa sensazione, anzi il fattore scaturente è principalmente un altro: il sentimento di Rob (vero o solo ipotizzato) per il cadavere, il quale viene sottolineato e ribadito, dopo il rapporto sessuale, dalla disperazione del protagonista per essere stato abbandonato dal “suo amore”. Inutile dire che il regista non ha bisogno di esplicitare che la disperazione di Rob sia rivolta più al cadavere che a Betty, la quale riveste un ruolo secondario o addirittura quasi di sfondo.

Detto questo un cenno speciale va alla qualità tecnica ottenuta nei limiti di un budget pari a zero. Oltre alle musiche stupende, accompagnanti magnificamente la macabra vicenda, si mettono in risalto un’ottima fotografia e delle interpretazioni di molto sopra la norma per degli attori non professionisti. Gli effetti speciali gore, a parte il cadavere realizzato con lodevole quanto stupefacente finezza, presentano invece qualche difetto grossolano, dovuto soprattutto alla ristrettezza dei fondi, ma rimangono comunque efficaci e di grande impatto, oltre che di apprezzabile fattura artigianale. Infine, una nota speciale la merita la regia squisitamente introspettiva, grazie alla quale si deve probabilmente il grande (anche se relativo) successo del film.

Nekromantik è un film da vedere come pezzo di storia del cinema underground e come intimo rappresentante delle paure teutoniche, sempre le stesse ma ancora più violente di quanto fossero cento anni fa

Valutazione tecnica

L’immagine è in formato 1.33:1 e non di altissima qualità, nonostante il costo non irrilevante di questa special european edition della J & B (la quale aveva già pubblicato un’edizione limitata molto simile del dvd): in effetti sembra che il film sia stato riportato direttamente da pellicola senza alcuna cura particolare. Tuttavia questo difetto può essere facilmente assorbito durante la visione data la natura decadente del film in questione, quasi a sottolineare lo squallore dell’ambientazione e della vicenda. Non si dimentichi, inoltre, che si tratta di un film squisitamente amatoriale nonostante la fama. Per quanto riguarda l’audio, bisogna accontentarsi di uno stereo un po’ sbiadito, mentre il vero punto forte sta nei sottotitoli che, per la prima volta, compaiono anche in lingua italiana.

Contenuti extra

Abbastanza succulenti: oltre a un’intervista a Buttgereitt, in cui svela la realizzazione degli effetti speciali e in particolare del cadavere, il dvd mette a disposizione una registrazione di repertorio che vede regista e cast alla prima del loro film, uno dei primi corti del regista, dal titolo Gazorra (una specie di remake di Godzilla di una decina di minuti realizzato con mezzi “di fortuna”), i trailer dei suo maggiori film tra cui quello dello stesso Nekromantik, di Nekromantik 2, Der Todesking, Schramm, Corpsefucking Art e Hot Love.