Il film racconta di una spedizione per l'esplorazione di un fiume che scorre al di sotto dei Carpazi, in Romania, compiuta da un'équipe di scienziati.

Facendosi largo nei meandri di una fitta foresta, la spedizione s'imbatte nelle rovine di un'abbazia del Duecento, costruita all'ingresso di un immenso sistema di grotte sotterranee che sembrano essere state teatro di un'antica battaglia tra templari e demoni, un migliaio di anni prima. La squadra di speleologi e sub non è certo preparata ad affrontare quello che le grotte nascondono.

 

Le rovine di un’abbazia del Duecento, costruita sull’ingresso di un enorme labirinto sotterraneo nel cuore dei Carpazi e un manipolo di avventurieri disposti a tutto pur di esplorarlo. Le premesse ci sono tutte per un’avventura in pieno stile Viaggio al centro della terra, ma il risultato è decisamente di tutt’altro livello. Un’ulteriore conferma, quindi, se mai ce ne fosse stato bisogno, che gli ingredienti previsti nella ricetta non bastano, ma che anzi l’alchimia, per funzionare, ha bisogno di qualcosa in più. Un qualcosa che i due sceneggiatori Tegan West e Micheal Steinberg non hanno decisamente saputo trovare.

Così Il nascondiglio del Diavolo rimane niente di più che un film bruttino e noioso, con un gruppo di sciagurati nelle mani di una versione esoterico-evoluzionista del solito Alien di turno, che ha addirittura affrontato in un contesto non troppo chiaro persino gli ormai immancabili Cavalieri Templari.

Una vicenda stanca e traballante il cui unico gusto è il classico totoscommesse sui personaggi che arriveranno alla fine. Si salva la regia dell’americano Bruce Hunt, il cui unico scopo sembra però quello di esorcizzare la propria claustrofobia. Strepitosi invece gli scenari, forse a volte troppo costruiti, ma valorizzati al massimo dalla fotografia di Ross Emery. Il cast non è altro che un gruppetto dei bei ragazzotti dalle limitate pretese, muscoli ben in vista e poco di più.