Molti sanno che il rapporto fra Tim Burton e il cinema di animazione è profondo, ma pochi oggi ricordano che il regista californiano è prima di tutto un disegnatore e animatore. Il futuro artista passò l’infanzia a divorare cartoni animati e classici dell’horror, in particolare quelli interpretati da Vincent Price, cercando di mettere su carta la visione di quel mondo mondo gotico e bizzarro che stava lentamente crescendo nella sua fantasia. Questi disegni non passarono inosservati: il primo successo professionale dell’adolescente Tim fu la vincita di un premio offerto da una compagnia di raccolta di rifiuti della zona, la quale utilizzò il suo poster sui propri camion.
Il giovane disegnatore, terminati gli studi superiori, come naturale scelta si iscrisse al California Institute of the Arts, dal quale ne uscì con una laurea e un lavoro di animatore per conto della Disney. Ben presto la compagnia si accorse delle profonde differenze fra Burton e gli altri colleghi riguardo stile e soggetti. Nonostante alcuni dei suoi soggetti fossero molto poco “disneyani”, lo studio intui’ il potenziale del giovane Tim e all’inizio degli anni ’80 gli diede finalmente la possibilita’ di dirigere il suo primo vero progetto: il cortometraggio Vincent, storia di un bambino che sogna di diventare come il proprio idolo, Vincent Price; il celebre attore della Hammer accettò di prestare la sua voce per il ruolo di narratore.
Palesemente autobiografico, il breve filmato d'animazione ottenne un insperato successo di critica (fra l’altro un premio special al festival dell’animazione di Ottawa nel 1984) che proiettò Tim Burton verso la notorietà, almeno nell’ambiente dei cartoon. La Disney cominciò ad affidargli budget sempre più sostanziosi, fino a Frankenweenie, primo film del regista con attori in carne e ossa, un’interessante variazione del tema di Shelley ma che non fu distribuito in quanto giudicato troppo orrorifico, inadatto a un pubblico di bambini. Nonostante questa battuta d'arresto, la strada per l’animatore diventato regista era ormai aperta; la sua fama di “strano” non ostacolò la carriera, e gli permise di ottenere il copione del suo primo grande successo di pubblico: Beetle Juice, il cui script era stato scartato da molti registi (fra i quali Wes Craven) in quanto giudicato inconcludente e pieno di incongruenze.
Questo film fu originariamente inteso come un vero e proprio horror. Tuttavia Burton fu il primo, assieme a Michael Keaton, a comprendere che in questa forma non avrebbe potuto funzionare, ma che poteva essere efficacemente trasformato in una spassossima commedia dark.
Pur non essendo un film animato, molti degli effetti speciali in stop motion risultano intimamente legati all’immaginario bizzarro e gotico di Burton, come le scene dell’aldilà popolato da creature bizzarre e multicolori e dove ogni anima trova un posto di lavoro in base alla propria morte, non prima di aver fatto la coda all’apposito ufficio.
Dopo il grande successo al botteghino di Beetle juice, che fra l’altro ha il merito di aver lanciato un’attrice come Wynona Rider, la carriera di Burton prenderà il volo; il suo lavoro sarà riconosciuto non solo da una piccola parte della critica ma anche dal grande pubblico, principalmente per i primi due film della serie Batman, Edward mani di forbice, Mars attack! e Sleepy Hollow. Questi impegni lo tennero lontano dall’animazione per lungo tempo, fino a Nightmare before Christmas, geniale commedia velata di tristezza sul Natale e Halloween, che il regista ideò, scrisse e produsse ma che non potè dirigere personalmente a causa dell’agenda troppo fitta.
Questo pregevolissimo film sfruttò abilmente le tecniche di animazione sperimentate in Beetle Juice, prendendone a prestito molti personaggi, sviluppandosi pero’ completamente in animazione con dei risultati ancora oggi sorprendenti che meritarono all’epoca una nomination agli Oscar. Naturalmente, come nel film del 1988, il design dei personaggi fu opera dell’ “animatore” Burton.
Dal 1993 in poi Tim Burton espresse in più di un’occasione la sua intenzione di tornare a dirigere un film in stop motion come Nightmare before Christmas, sfruttando gli ultimi ritrovati della grafica computerizzata. Il risultato di questo progetto a lungo termine è apparso nelle sale nella seconda metà del 2005: si tratta di una triste commedia romantica sull’amore, la morte e la libertà, intitolato La sposa cadavere, che come i suoi illustri predecessori ci si aspetta che lasci il segno non solamente nella nicchia dei cartoon.
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