Undici scrittori horror italiani si confrontano amichevolmente con undici "colleghi" tedeschi in un'antologia di racconti curata da Walter Diociaiuti e Franc 'O' Brain. Il libro è uscito per la UBooks Verlag e si chiama Psychoghost. Fra gli italiani, Gianfranco "Nero" Nerozzi, Paolo Di Orazio, Massimo PerissinottoRiccardo Coltri, Nicola Lombardi, Gaetano Mistretta, Massimo Ferrara. A fine estate il libro sarà disponibile anche per l'edizione italiana di Prospettiva Editrice. Tra gli autori tedeschi, segnaliamo i nomi di Kathleen Weise, Andreas Gruber (vincitore dell'ultimo Deutscher Phantastikpreis), Malte Schulz-Sembten (considerato uno dei migliori autori tedeschi in assoluto), Thomas Wagner, Jörg Bartscher Kleudgen (scrittore e cantante del gruppo dark The House of Usher), Christian Von Anster (scrittore, ma anche regista e poeta).

Scusi,  dov’è la Porta dell’Inferno? 

Prefazione di Alan D. Altieri  

Sono parecchi millenni - considerando come ground zero l’epica immersione del leggendario eroe sumerico Gilgamesh nel tenebroso fiume sotterraneo popolato di anime morte - che la domanda di cui sopra somministra sonni inquieti ad autori e lettori. Ma difatti: dov’è la Porta dell’Inferno? Qual è la linea di divisione tra sogno e incubo, ragione e follia, norma e devianza, naturale e mostruoso? Qual’ è la via più breve, più rapida per raggiungere il Male - maiuscola d’obbligo - nel suo stato assoluto?             

Per la letteratura dell’orrore, il famoso, famigerato, vituperato ma sempre amato horror - non chiamatelo ‘genere’, please! - la ricerca della risposta definitiva ha cessato di essere una missione. E’ diventata una vera e propria ossessione. Da intendersi nel senso più provocatoriamente costruttivo.             

Di risposte, quella grande macchina degli incubi che è l’immaginazione umana ce ne ha fornite tante. Dal gotico tedesco a Bram Stoker, dal Teatro del Grand Guignol a Edgar Allan Poe, da H.P. Lovecraft a Stephen King, da Richard Matheson a Thomas Harris, le coordinate della Porta dell’Inferno continuano a spostarsi. Un tetro castello in Transilvania? Può darsi. La sonnacchiosa e sanguinaria provincia ameriKana? Perché no. La mente superiore e demoniaca di un raffinato serial-killer cannibale? Yeah, I like that. Eppure, perennemente in bilico tra l’Araba Fenice e gli ingressi ‘alla deriva’ dell’autostrada del tempo nel tantalizzante classico Sci-Fi “Roadmarks”, di Roger Zelazny, la Porta dell’Inferno - elusivo Profano Graal - continua a essere un traguardo, un miraggio e una sfida.             

Gli autori di questa antologia tutta europea l’hanno accettata. E l’hanno anche vinta.

Provenendo da due lingue diverse, due culture diverse, due concezioni dell’horror che potrebbero essere addirittura antitetiche, questi autori sono riusciti a esprimersi in una chiave narrativa univoca e provocatoria. Per trovare il Profano Graal non serve sprofondare nel maelstrom, né discendere in un qualche nero abisso, né incontrare creature che non si riflettono nello specchio. No, la risposta è molto più immediata, molto più semplice e soprattutto molto più quotidiana. La Porta dell’Inferno è qui e ora. E’ dappertutto e in nessun posto. Illusoria, ingannevole, subdola e tentatrice ma sempre, invariabilmente molto, troppo a portata di mano. E’ la porta di casa, è l’ingresso della chiesa di quartiere, è l’atrio della biblioteca comunale, è l’albero nel giardino accanto.             

Secondo William Gibson, profetico, visionario creatore del cyberpunk, il pianeta più alieno di tutti è la nostra, contraddittoria, inquinata Terra. La solida squadra di assaltatori in questa antologia alza ulteriormente la posta. Anche l’inferno più orrido di tutti è la nostra crudele, nichilista Terra. Quanto alla Porta - altra maiuscola d’obbligo - basta aprire quella del sottoscala. Hanno diabolicamente ragione.