New York, 2005, la vita non è facile per Dahlia: un'infanzia difficile alle spalle, un matrimonio fallito nel presente e un bambina di 5 anni da crescere da sola. La separazione dal marito ben presto si rivela un problema che rischia di degenerare, quindi per proteggere la piccola è necessario trasferirsi lontano dal padre. La situazione economica non è delle migliori, l'unica soluzione appare attraversare il fiume Hudson e vivere in un grande e fatiscente conglomerato urbano. Appena terminato il trasloco sul soffitto della camera da letto si forma un'infiltrazione d'acqua, che, assieme a misteriosi rumori provenienti dal piano superiore, comincia a disturbare Dahlia e sua figlia con il suo interminabile gocciolio. Interpellato l’amministratore, risulta che l'appartamento 10F è disabitato da mesi, precisamente da quando da un giorno all'altro la famiglia russa che lo abitava è sparita inspiegabilmente...
Ennesimo film horror giapponese a subire il "trattamento hollywood", Dark water, almeno nella sua versione originale, aveva accolto consensi sia parte del pubblico dell'estremo oriente che in occidente. La ricetta minimalista di Nakata, su soggetto di Suzuki (l'azzeccata accoppiata di Ringu), funzionava pur non essendo particolarmente paurosa, grazie alla descrizione sinistramente malinconica di abbandono e degrado delle sterminate periferie metropolitane nipponiche.
Purtroppo questo remake non è all'altezza dell'originale,
ancora una volta, verrebbe da dire, constatati i risultati di The grudge, e parzialmente, anche di Ring e Ring 2.
Che cosa non va? Non è semplice rispondere a questa domanda, più facile invece spiegare cosa funziona:
il film dal punto di vista tecnico è riuscito bene, la regia del brasiliano Walter Salles (che ha diretto opere di un certo valore come I diari della motocicletta e Central du Brasil) buona, specie nella scelta delle panoramiche esterne dello stabile e nella fotografia livida che rende perfettamente l'idea dell'ambiente malsano e degradato dove si svolge la vicenda.
Il cast su cui brilla la stella di Jennifer Connelly si rivela sempre all'altezza: la Connelly, con un'interpretazione che da sola vale la visione del film, risulta assolutamente perfetta nel ruolo della madre angosciata dal suo passato e tormentata dal suo presente tanto da dubitare della sua sanità mentale; anche Pete Postlethwaite, attore poco conosciuto ma che certamente molti ricorderanno nel Nome della Rosa, dà un'ottima prova di sé nella parte del custode dello stabile;
La produzione per lo meno è stata generosa pur non essendoci alcun effetto speciale digitale o gore, per la natura della pellicola.
la fotografia riesce a rendere perfettamente l'atmosfera squallida, ma tutto questo onestamente non basta riempire il vuoto di questa pellicola.
Cosa allora non funziona?
Probabilmente la spiegazione più semplice è il soggetto, che estrapolato dal contesto culturale in cui è nato, perde completamente il suo significato sociale (New York non è la periferia di Tokio od Osaka) e la componente soprannaturale risulta poco crebile in un contesto che non sia quello giapponese (quasi tutti tutti gli horror giapponesi, tranne Ringu, si basano sulla leggenda che lo spirito di un morto per cause non naturali permei il luogo del suo decesso), le modifiche del copione per tentare di adattare la vicenda nel nuovo ambiente (famiglia russa in testa e) risultano fallimentari e alcuni personaggi secondari come l’avvocato o l’amministratore del condomio risultano solamente abbozzati e sottoutilizzati.
Inoltre il film risente di una certa pesantezza temporale e la mancanza di scene veramente impressionanti mantengono la tensione dello spettatore troppo bassa per un film horror.
Il risultato finale dimostra le debolezze di questa moda che sta attraversando l'industria cinematografica americana, ormai in crisi di idee (se non di botteghino) quasi irreversibile. Hollywood sembra capace solo di riciclare idee del passato o di altri paesi, mentre registi famosi incontrano difficoltà enormi a produrre e gli schermi sono occupati da copie senz'anima o da pellicole tratte da videogames.
Difficilmente questa tendenza si invertirà, essendo già in preproduzione titoli come The grudge 2, La Casa, Resident evil 3... insomma nulla di nuovo sotto il sole californiano.
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