Fin dal suo debutto al Sundance Film Festival, Saw (in Italia Saw – L’enigmista) dimostrò agli esperti del settore che una buona idea non ha bisogno di un grosso budget per funzionare:
perfino chi alla prima visione lo trovò massicciamente ispirato ad altri film che vedono un serial killer in azione (i primi titoli che vengono in mente sono, ovviamente, Il silenzio degli innocenti, Se7en e Il collezionista d’ossa) si è ricreduto dopo un esame successivo fino a dichiarare che Saw è una pellicola che guadagna punti ogni volta che la si rivede.
Quale che sia l’effettivo valore del film, il dato più eclatante è legato comunque agli incassi, quasi cinquanta milioni di dollari a fronte di un costo che non ha raggiunto il milione.
Inutile fornire particolari della trama o anticipazioni a chi non lo conosce ancora, ma l’idea più geniale è indubbiamente il perverso gioco messo in moto dall’assassino nei confronti delle sue vittime, che a rigor di logica tali non sono.
A essere sinceri il film non è perfetto, come è forse logico aspettarsi da un’opera di costo così sorprendentemente contenuto, caratteristica quest’ultima che, come tutti sanno, deve essere primaria per tutte le pellicole presentate al festival voluto da Robert Redford.
Leigh Whannell, che lo interpreta e ne ha realizzato anche soggetto e sceneggiatura insieme al regista James Wan, è chiaramente molto più a suo agio come scrittore che non come attore; la presenza di nomi noti anche se lontani dallo star system come Cary Elwes (La storia fantastica, Robin Hood un uomo in calzamaglia) e Danny Glover (Silverado, la serie Arma letale) non aiuta certo il film perché i due gigioneggiano fuori misura e soprattutto il secondo interpreta un vendicativo detective appesantito da tutti i possibili cliché del personaggio; i cultori del genere sono inoltre rimasti piuttosto delusi dalla scarsa presenza di scene veramente gore o splatter.
Nonostante questo, il film funziona benissimo nella costruzione del climax e, cosa rara, il colpo di scena finale è decisamente inatteso (con grande delusione per quanti ne prevedono uno simile a quello del già citato Seven) e angoscioso; alcuni critici – forse frettolosamente – hanno paragonato Saw a un film del nostro Dario Argento, davanti al cui meccanismo si può restare affascinati malgrado errori e incongruenze.
Era quindi logico aspettarsi, non sappiamo dirvi finora se purtroppo o per fortuna, un secondo episodio dedicato alle macabre imprese dell’Enigmista, un film di cui già si è parlato moltissimo malgrado l’uscita sia prevista negli Stati Uniti soltanto per il prossimo 28 ottobre.
Poche le informazioni rilasciate finora sulla trama, in quanto ai giornalisti è stato negato perfino l’accesso ad alcune zone del set perché le “camere di tortura” predisposte dall’Enigmista per le sue malcapitate vittime (che in questo sequel saranno addirittura otto) avrebbero potuto contenere troppi spoiler.
Di certo ci saranno, da quel che è stato dato vedere, maggiori concessioni allo splatter e un’approfondimento sulla figura del serial killer, oltre a un finale che, nelle dichiarazioni degli autori, dovrebbe davvero spiazzare e sorprendere i fan del genere; questa assicurazione però è stata data troppo spesso in tempi recenti, e si è rivelata troppo spesso una delusione per poterle dare credito prima di aver visto il film.
I due autori del primo Saw sono troppo impegnati nei loro nuovi progetti per poter avere preso parte all’atteso seguito, ma in ogni caso Wan e Whannell hanno aiutato il regista, l’esordiente Darren Lynn Bousman (scelto quasi per scaramanzia, sperando che la sua inesperienza “aiuti” il film come quella di Wan ha reso affascinante il primo) a tracciare soprattutto un credibile ritratto dell’Enigmista.
Il resto del cast tecnico è rimasto invece invariato, inclusa la presenza del poliedrico Charlie Clouser, direttore della fotografia, editore e compositore della colonna sonora, un vero stacanovista cui manca soltanto la regia per ricordare il John Carpenter degli esordi; tra i protagonisti, sfortunate pedine dell’astuto ed efferato assassino, segnaliamo Frankie G. e Beverley Mitchell.
Resta da sperare, aspettando con un certo interesse la data d'esordio, che l’entusiasmo profuso dall’intero cast nel progetto ripaghi l’attesa dei molti fan del primo episodio e non si riveli l’ennesimo caso di un genere cinematografico che ormai, soprattutto in tempi recenti, continua a vampirizzare se stesso in maniera quasi imbarazzante.
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