Quanti colori ha il buio? A prima vista sembrerebbe solo uno: il nero, ma in realtà il buio ha molte sfumature diverse, dall’antracite al nero pece. Non a caso esiste un titolo che recita: Tutti i colori del buio, utilizzato sia per un film di Sergio Martino del 1972 (tradotto in inglese come All the Colors of the Dark) sia per un romanzo di fantascienza di Lloyd Biggle Jr. (Urania n. 335, 1964) il cui titolo originale è All the Colors of Darkness (1963).
Nel romanzo di Cristiana Astori Tutto quel buio (Elliot, 2018) ci sono in effetti diverse sfumature di buio. La prima sfumatura è quella della locandina di un film muto in bianco e nero del 1921, che in italiano sarebbe La morte di Dracula (Dracula’s Death) e nell’originale ungherese è Drakula halála, con Paul Askonas nella parte di Dracula e Margit Lux in quella di Mary Land (corrispondente al personaggio di Mina Harker nel romanzo Dracula di Bram Stoker del 1897).
Il film fu diretto da Károly Lajithay, su sceneggiatura di Mihály Kertéz, poi diventato famoso come regista col nome di Michael Curtiz, l’autore di Casablanca (1942). Dato che Curtiz si basò ovviamente sul romanzo di Stoker, non si può escludere che la distribuzione della pellicola sia stata bloccata da noie legali, come avvenne del resto un anno dopo con il Nosferatu di Murnau, che fu costretto a distruggere tutte le copie del film (ma ne salvò una).
Il Dracula ungherese risulta invece del tutto scomparso, e si innesta qui l’inizio della quarta avventura di Susanna Marino, incaricata (siamo nel 2015) di trovarne una copia, nello scenario espressionista di Budapest. Ho parlato prima della “locandina” del film, ma in realtà si tratta solo della copertina di un volumetto che “racconta” la trama del film, una novelization insomma, a firma di Lajos Pánczél.
A questa prima sfumatura di buio si aggiunge una seconda sfumatura, ovvero la seduzione, contemporanea alla creazione del film, della giovane Margit a opera del regista. Perché parlo di “buio”? Perché l’uomo è un classico seduttore, e ciò che lo intriga della ragazza è la sua innocenza.
Il film stesso è concepito come la storia di una seduzione, quella di Mary da parte del vampiro.
Alla storia di Margit fa da contrappunto quella di Susanna, alle prese con una caccia pericolosa (muoiono ammazzate ben tre persone che hanno avuto a che fare con il film), con i propri dubbi, le proprie paure, i sensi di colpa, la narcolessia, e il desiderio di amare e di essere amata.
La terza sfumatura di buio è dunque la morte inflitta dal misterioso assassino, mentre Susanna è costretta a muoversi su terreni anche letteralmente scivolosi, lottando contro lo scoramento, la sua ignoranza della lingua ungherese, la burocrazia e un poliziotto che la tampina da presso.
Ce ne sarebbe a sufficienza, ma il buio non termina qui, va oltre. All’inizio della storia con Margit, il regista annota che il suo Dracula è la storia della rosa al momento della sua corruzione da parte dell’invisibile verme che vola nella notte, e lui vuole essere quel verme. La rosa è naturalmente Margit, che egli chiama “rosa selvatica”.
Ma la vicenda, cominciata nei primi anni Venti, avrà una coda drammatica negli anni Trenta, durante l’ascesa del nazismo, e questo è il momento del buio sempre più buio, il buio più profondo, quello di fronte al quale le altre sfumature sembrano meno cupe. Le sue propaggini più estreme arriveranno a sfiorare la stessa protagonista del romanzo, che per uscirne indenne può contare solo sulla sua buona stella e sulla massima che assegna una dose in più di fortuna agli audaci e agli incoscienti (e Susanna è entrambe le cose).
Il tema del vampirismo è il filo rosso (alla lettera) che percorre l’intero romanzo, con la sua inestricabile ambivalenza tra fascino e perversione, tra il rosso del sangue e il buio, tutto quel buio.
Come accade all’ingenua Margit Lux, che malgrado tutto rimane comunque incorrotta, anche Susanna resta incontaminata dalle brutture, spirituali e fisiche, con cui entra in contatto nel corso delle sue avventure. È questo il segreto del suo successo, ed è anche ciò che le permette di tornare alla carica la volta successiva.
Cristiana Astori, Tutto quel buio, Elliot Edizioni, 2018, pp. 256, € 17, 50. EAN: 9788869935084
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