Anche quest’anno grande successo per Libri da Yuggoth, appuntamento milanese interamente dedicato alla letteratura weird, nato dalla collaborazione tra l’Associazione culturale LeGhirlande e l’autrice Maddalena Marcarini.

Molti i panel che hanno visto protagonista la scena weird italiana. Tra questi anche la chiacchierata con Luigi Musolino condotta da Andrea Gibertoni che trovate riportata di seguito.

Un buio diverso – il panel

Andre Gibertoni: Ho avuto il privilegio e l’onore di curare questo splendido lavoro di Luigi Musolino, un lavoro che personalmente mi ha dato molta soddisfazione. Partiamo quindi raccontando la nascita di questa raccolta, un volume che racchiude diciannove racconti, alcuni più lunghi, altri più brevi. Il libro ha avuto una genesi abbastanza complessa e travagliata. Senza addentrarci troppo nei particolari, possiamo dire che Un buio diverso sarebbe dovuto uscire già diverso tempo fa.

Luigi Musolino: Sarebbe dovuto uscire nel 2021.

A.G. Era già tutto pronto, comprese le illustrazioni di David Fragale, che ha curato poi anche la copertina del volume Hypnos. E poi cosa è successo?

L.M. Il manoscritto è stato accettato da diverse case editrici a cui lo avevo proposto. Quella che avrebbe dovuto pubblicarlo però è fallita dopo pochi mesi. Ho dovuto quindi cercare una nuova casa editrice e fortunatamente nel catalogo Hypnos 2022 c’era la possibilità di pubblicarlo. Il manoscritto è piaciuto e abbiamo così proceduto a un editing molto corposo, abbiamo cercato di mettere l’accento su alcuni fili conduttori per creare una sorta di cornice che contenesse questi racconti e che li legasse tra loro.

A.G. Quando abbiamo letto i racconti ci siamo accorti di questo aspetto, di questo filo conduttore che unisce tutti i racconti. In accordo con l’editore abbiamo quindi voluto concentrarci su questa sorta di concept.

L.M. C’è più di un aspetto che tiene unite le storie. Il primo è sicuramente il territorio, tutte le storie di Un buio diverso sono bene o male ambientate nel mio Piemonte, nelle zone in cui sono cresciuto. Si svolgono nella bassa piemontese, un territorio fatto di luoghi desolati, nebbiosi, tinteggiati di cascinali diroccati.

Sono poi storie che in alcuni casi vanno a pescare nel folklore locale, non tutte come altre cose scritte da me in passato, qui questa componente è meno accentuata.

Ma il filo più forte che lega questi racconti è un libro di uno scrittore piemontese degli anni ’70, un esoterista di Torino: Enrico Bedolis.

Bedolis è l’autore di un saggio esoterico che racconta di folklore e di geografie occulte: Scienza dei Necromilieu. Nel trattato si ipotizza che alcune zone del Piemonte possano essere particolarmente permeabili alle forze del male o al manifestarsi delle forze del soprannaturale. E ovviamente tutte le storie del volume si svolgono in questi luoghi.

A.G. La letteratura fantastica è piena di rimandi a pseudobiblion, il Necronomicon è senza dubbio quello più conosciuto. In questo caso abbiamo avuto la fortuna di lavorare su di un libro autentico che è proprio una sorta di Necronomicon, stampato in pochissime copie e pieno di strani disegni e formule.

L.M. Il volumetto è stato stampato in una copisteria di Torino e sì, contiene formule arcaiche scritte in latino o in piemontese.

Bedolis era un operaio stregone, un operaio appassionato di magia di cui si conosce davvero poco e soprattutto non sappiamo nulla riguardo la sua fine.

A.G. Siamo riusciti a ricostruire un po’ della sua biografia, ma le informazioni sono davvero scarne.

L.M.  Sì, di Bedolis sappiamo poco, che frequentava circoli di estrema sinistra, era un ubriacone e faceva uso di psichedelici.

A.G. Secondo Bedolis, i luoghi in cui avvengono fatti particolarmente agghiaccianti, penso  alle morti violente, conservano una forza particolare. Cosa sono quindi questi Necromilieus?

L.M. I Necromilieus sono delle geografie errate, delle zone in cui si ci si può imbattere in misteriose energie. I luoghi teatro di eventi tragici del passato hanno dato forma a dei buchi, a delle energie dell’altrove che scatenano episodi che sono ai confini della realtà, scatenano creature sovrannaturali. Quasi come che questi eventi tragici rimanessero incollati a quel luogo.

A.G. Ti va di parlare brevemente dei racconti contenuti in Un buio diverso?

L.M. Si tratta di racconti che parlano di assenze, racconti che parlano di vuoti, di mancanze. L’aspetto sovrannaturale nelle mie storie è sempre il pretesto per raccontare la realtà.

Il racconto a cui tengo di più è senza dubbio quello che dà il titolo all’antologia. La storia è nata dalla lettura di un articolo sui casi di sparizioni di bambini. I numeri di queste sparizioni, in Italia e nel mondo, sono mostruosi.

Da questo articolo di cronaca è nata appunto la storia che racconta di due genitori che perdono la figlia al supermercato. L’incipit è quindi sì qualcosa di indicibile, ma è anche qualcosa che potrebbe capitare a tutti.

Il racconto si dipana da questo evento. Dopo la scomparsa della bambina, i genitori scoprono, nella cantina del loro palazzo, una sorta di voragine che in qualche modo consente loro di restare in contatto con la figlia smarrita.

A.G. Già da questo potete capire che si tratta di un libro di non semplice lettura, un libro che non va affrontato in maniera superficiale, perché lascia un profondo senso di inquietudine.  Un libro che racconta situazioni estreme, che non hanno però a fare con lo splatter.

L.M. Quando scrivo mi piace indagare l’orrore che si nasconde dietro il quotidiano. Questo libro si concentra molto sulle emozioni umane, su come l’inconoscibile, l’insostenibile sia in grado di trasfigurare la realtà che conosciamo. Quando un evento disastroso si presenta nelle nostre vite, sposta la realtà, trasportandoci su di un piano alternativo.

Si tratta quindi di un horror più psicologico che racconta eventi dolorosi di cui tutti potremmo rimanere vittime nella realtà.

A.G. Ed è proprio questo che fa paura, sono raccontati eventi che potrebbero capitare a tutti. L’innesco è sempre molto reale.

L.M. Il concetto di base è che possiamo incontrare l’orrore quando meno ce l’aspettiamo.

A.G. Un buio diverso ha avuto anche un’edizione americana, non proprio identica a quella italiana. Il titolo è stato mantenuto, A Different Darkness, ma raccoglie molti dei racconti dell’edizione italiana oltre ad altre tue storie un po’ più datate. E sembra che l’accoglienza sia buona. Come sei entrato in contatto con Valancourt Books, la casa editrice che ha pubblicato il volume?

L.M. Sì, il libro sta andando abbastanza bene. Tutto è iniziato grazie all’Associazione culturale Rill, che ogni anno indice un concorso per racconti di genere fantastico. Il premio è legato al Lucca Comics. Io vinsi il concorso nel 2012 e nel 2016 e il premio prevedeva la pubblicazione su riviste straniere.

Così i miei racconti hanno cominciato a girare un po’ all’estero e la Valancourt ne ha letti alcuni. Sono piaciuti e hanno voluto approfondire. Prima hanno inserito un mio racconto in un’antologia collettiva e, dopo che il racconto ha ricevuto diversi consensi, mi hanno proposto la pubblicazione di questo volume.  

A.G. Un buio diverso è arrivato anche in Spagna e presto sarà pubblicato in Russia.

L.M. L’aver pubblicato negli Stati Uniti in lingua inglese ha aperto a diverse nuove opportunità.

A.G. Hai riscontrato differenze tra il modo di lavorare dell’editoria americana rispetto a quella italiana?

L.M. Sicuramente all’estero c’è una maggiore attenzione per quanto riguarda il rispetto delle tempistiche e un marketing decisamente più aggressivo. Poi ovviamente il bacino di pubblico è molto più vasto, di conseguenza è automatico ricevere più recensioni, trovare riscontro sulle riviste specializzate.

In generale c’è molta serietà nel rispettare gli impegni presi, che siano pagamenti o scadenze. Ovviamente ci sono case editrici altrettanto serie anche in Italia.

A.G. Gli statunitensi sono incuriositi dalla narrativa estera?

L.M. Molto, sono molto incuriositi dalla letteratura europea. Di recente anche Anders Fager – in Italia pubblicato da Edizioni Hypnos – è sbarcato oltreoceano e sta riscontrando parecchio successo. E come lui anche diversi altri autori europei.

A.G. E dell’Italia che idea hanno? Ci considerano ancora il paese delle vacanze, della buona cucina?

L.M. Hanno ancora un po’ questa idea. Quando i due direttori della Valancourt hanno letto i miei racconti mi hanno confessato che non credevano che in Italia ci fossero leggende e miti così oscuri.

A.G. E ora cosa bolle in pentola? A cosa stai lavorando?

L.M. Sto lavorando a una nuova antologia e a un romanzo ambientato in una stazione di caccia baleniera a nord della Norvegia, nelle isole Svalbard. Una sorta di romanzo storico.

A.G. Speriamo che il tuo successo in America faccia da apripista per altri autori italiani. E soprattutto, quando un autore italiano ha successo all’estero, piuttosto che dividersi è necessario fare il tifo ed essere orgogliosi per il risultato raggiunto.

L.M. In Italia abbiamo autori validissimi. Uno dei direttori della Valancourt conosce molto bene l’italiano, quindi ho già proposto diverse cose. Sono convinto che è importante sostenersi.

Al di là di quello che faccio io, dovrebbe essere normale aiutarsi reciprocamente, soprattutto quando parliamo di un genere così di nicchia come il nostro.

Ringraziamenti

Horror Magazine ringrazia infinitamente Luigi Musolino e Andrea Gibertoni per la sempre cortese disponibilità e per averci concesso di riportare l’intervista sul nostro magazine.

Un sentito ringraziamento va ovviamente anche Edizioni Hypnos di Andrea Vaccaro.