Rispetto agli altri meravigliosi racconti di Hpl questo è forse il meno elettrizzante, il meno originale e quello apparentemente più scontato.
Questo perché utilizza l’archetipo della morte apparente ossia quello stato simile al decadimento ultimo dell’organismo umano che però non sospende del tutto le funzioni vitali.
Per secoli gli autori si sono dibattuti su come si potesse definire il trapasso: la completa sospensione delle funzioni vitali?
Il black out del cervello?
Oggi più che mai questo tema disturbante arriva alla ribalta poiché la scienza permette di sostituire ogni funzione organica.
Cuore, respiro, persino nutrimento.
Tutto tranne ovviamente l’attività cerebrale, tanto che oggi si considera lo spegnimento della mente come l’atto finale di questo viaggio terreno.
L’ultima tappa, quella che ci permette di accedere a chissà quale altra avventure. Il corpo diventa quindi un mero contenitore e la coscienza l’unica vera definizione di umanità.
In questo racconto quindi, Lovecraft unisce tutte queste suggestioni aggiungendoci qualcosa di fantascientifico ossia la scoperta di una strana soluzione che rende morti senza esserlo.
Incapaci di muoversi, destinati all’eternità della tomba.
Incapaci di dimenticare il torto subito, in attesa di poter affrontare il responsabili di quest’atroce fine.
E cosi l’orrore non è tanto nella rivelazione, o nell’azione primaria che da vita al racconto.
E’ solo nel suggerire alla nostra mente le emozioni e le sensazioni terribili delle vittime di chissà quale oscura vendetta.
Qualcosa di molto banale che però decide di sostituirsi alla Dea Nemesi per poter rivendicare chissà quali ingiustizie.
E cosi nel cimitero, silenzioso e un tempo luogo di pace, restano svegli non tanto orrori cosmici quanto dei rancori che acuiscono la ribellione al delitto e il senso di colpa.
A bussare insistentemente alla finestra del reo quindi sono le urla silenziose di chi è stato gabbato, manipolato, eliminato e condannato senza appello.
E anche se in questo luogo di dolore non esiste nessun grande antico acquattato nell’ombra, il racconto resta ugualmente agghiacciante. Nessun senso di liberazione.
Nessuna verità da consegnarci a costo persino della nostra anima.
Soltanto miseria, crudeltà, brutalità e la voglia di celare ogni imperfezione dietro la coltre del silenzio.
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