Crimes of the Future è un film complesso. È carnale e tenero, è crudele e speranzoso, è sofferenza senza dolore. Crimes of the Future è un’idea, una provocazione che scivola sotto la pelle e arriva fino alla testa. Crimes of the Future è un film che solo David Cronenberg poteva realizzare.
Così come annunciato dal titolo, il film si apre mettendo in scena un crimine. In un futuro non troppo lontano, in una casa consumata dal tempo, un ragazzino entra in un bagno e inizia a divorare un cestino di plastica. La madre, dopo aver assistito alla scena, soffoca il ragazzino con un cuscino. Pochi minuti, in cui si compie un doppio tradimento al corpo umano.
Dopo la scena di apertura, la storia emerge lentamente e apprendiamo che la specie umana sta mutando, o evolvendo, a seconda dei punti di vista. Nuovi organi crescono spontaneamente, altri vengono impiantati per vezzo. Perché nel futuro disegnato da Cronenberg la chirurgia non è più dolore, perché il dolore non esiste. E in mancanza di esso viene meno una sorta di “sistema di avvertimento”, l’umanità è andata oltre la sua condizione di fragilità, di debolezza, ma allo stesso tempo non può più individuare il limite oltre il quale viene compromessa la sua forza. Oltrepassata questa linea di demarcazione non è più possibile tornare indietro.
Ha inizio così un’indagine sul corpo umano, su come la carne influenza la politica, il progresso e la tecnologia. Cronenberg ci mostra un universo che gli è proprio, fatto di bisturi, appendici, interiora, un universo che è pulsione ed erotismo, è occasione mancata e desiderio inappagato. Un universo che appartiene alle macchine quanto agli uomini, perché le macchine sono vive, organiche, in simbiosi con la specie umana. E in questo forse Cronenberg commette l'ingenuità di utilizzare un’estetica che è un rimando alle sue opere precedenti, apparendo così colpevole non di autoreferenzialità ma piuttosto di autocompiacimento.
Ma il film non è solo body horror, è thriller e noir, è una storia d’amore bizzarra e toccante in cui Léa Seydoux emerge in tutta la sua sensuale bellezza. Non per ultimo, Crimes of the Future è una parabola ecologica diversa da tutte le altre, è un racconto non soggetto a moralismi sul comportamento umano. Qui non sono i sensi di colpa a perseguitare, ma gli errori commessi.
Crimes of the Future è fantascienza chirurgica che vede nel disastro ambientale l’ultimo e più stupido crimine dell’umanità. Un film forse un po’ troppo verboso, che avrebbe avuto bisogno di più tempo per esprimersi appieno, ma è un film che tra occhi suturati e sventramenti d’autore si rivela profetico, uno sguardo sul futuro non del pianeta, ma dell’umanità. Un film dunque allarmante più che spaventoso in cui, come nella realtà, la classe politica è sempre più incapace di affrontare il cambiamento.
Ma quello che Cronenberg ci mostra non è la fine. Allontanandosi dalla visione che troppi autori sembrano condividere, il regista si interroga sulla capacità di adattamento, sulla risposta del corpo all’ambiente esterno mutato. La visione di Cronenberg è evoluzione, è speranza.
Perché se anche la chirurgia è il nuovo sesso, non è il sesso a governare il mondo di Cronenberg, ma la morte e il desiderio di sfuggirle.
Crimes of the Future non è un film perfetto, ma uno dei pochi ancora in grado di stupire, di lanciare un messaggio potente, uno dei pochi film capace di elevare l’horror a performance d’avanguardia.
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