La nuova antologia di Luigi Musolino, Un buio diverso, conferma la continua crescita artistica dello scrittore, che ormai da tempo è a buona ragione considerato uno dei nomi più validi del panorama weird italiano.
Il suo Nere colline del supplizio, vincitore del Premio Hypnos, ancora infesta i miei incubi!
Con il tempo Musolino ha affinato il suo stile, tanto che egli stesso ritiene acerba parte della sua produzione passata, è il caso ad esempio dei volumi di Oscure regioni.
Con Un buio diverso sembra aver raggiunto la piena maturità stilistica che mescola un vocabolario ricercato a espressioni molto dirette e colloquiali. Il rischio poteva essere quello di una minor immediatezza del testo, ma non è questo il caso.
Alcune delle storie contenute nell'antologia sono a dir poco terrificanti e, a mio avviso, sono accostabili ai racconti del miglior Clive Barker.
Durante la lettura si ha la sensazione che il “buio diverso” evocato dal titolo provenga dall’interno della nostra mente e dai suoi incubi rimossi, pronti a riemergere in maniera inquietante (e in questo ci ritrovo la lezione di Edgar Allan Poe).
E Nicola Lombardi spiega molto bene questa sensazione nell’introduzione al volume:
Queste pagine, infestate da ogni sorta di buio, pullulano degli incubi più folli, e il lettore non può che lasciarsi rapire, estatico e agghiacciato, scivolando dall’uno all’altro piano in cui la realtà viene parcellizzata.
Il primo racconto, Come cani, è un vero e proprio pugno nello stomaco che non lascia certo indifferente il lettore. Ci viene narrata la vicenda di Danilo Marosso, un ragazzo vessato da un padre padrone che lo costringe a lavorare in campagna e ostacola la sua passione per i libri, unico mezzo a disposizione del ragazzo per evadere dalla sua orribile realtà. E presto la vessazione esploderà in tragedia.
Si tratta di un dramma rurale, dimensione in cui l’autore è a proprio agio, che andrebbe fatto leggere nelle scuole.
In altri casi il male si annida nel mondo del lavoro, come in La copia, un’interessante variazione sul tema del Doppelgänger. Traspare qui una certa insofferenza per certe dinamiche che esistono nell’ambiente lavorativo degli uffici, caratterizzato da continue meschinità quotidiane. La voglia di rivalsa del protagonista si concretizzerà nell’emergere, dal suo inconscio, delle sue pulsioni più oscure e distruttive. Il Lago senza domani - scritto in collaborazione con Gian Marco Mollar - è invece un racconto visionario e psichedelico in cui due amici si ritrovano in uno sperduto luogo di montagna per pescare in un lago da dove riemergerà, complice l'LSD, addirittura un trilobite (frutto di un distorto inconscio collettivo “junghiano”?).
La foresta, i bivi, assieme a Come cani, è l’altro piccolo capolavoro di questa raccolta.
Una coppia in crisi parte per un viaggio in Romania. La meta è stata scelta dalla moglie che vuole sfruttare i prezzi vantaggiosi delle cliniche dentali dell’est Europa. Ma il viaggio in una foresta in cui “il Male ristagna e prolifera” renderà l’esperienza un vero e proprio incubo per i due malcapitati.
Un racconto che è una sorta di cartografia dell’Inferno, che descrive una parte della realtà che non conosciamo e che si riflette sulla nostra psiche disturbata. Il finale è qualcosa di realmente perturbante e agghiacciante.
La storia che dà il titolo al volume, ovvero Un buio diverso è davvero inquietante. Una una coppia si trova ad affrontare il dramma della scomparsa della figlia piccola. I due protagonisti sono così costretti a scrutare in un abisso “nietzschiano” da cui emerge una realtà soprannaturale, un Male assoluto.
Fra gli altri racconti, tutti di buon livello, segnalo La rocca è casa loro, una vicenda che fa venir voglia di star lontano da certi paesini disabitati di montagna e che dimostra la bravura di Musolino nell’evocare antiche leggende popolari, e Il corpo. Quest’ultimo, che a tutti gli effetti è un racconto di fantascienza, si discosta dal suo canone nonostante il tema apocalittico e parareligioso e potrebbe essere un unicum nella sua produzione.
Dopo aver letto Un buio diverso non posso che ringraziare Luigi Musolino per aver scrutato nell’abisso rivelando i contorni oscuri della realtà infernale che alligna dentro noi stessi.
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